mercoledì 14 settembre 2016

Il Sole 14.9.16
Legge elettorale. Consulta, avanza l’ipotesi rinvio
La decisione sull’Italicum potrebbe arrivare dopo il referendum per tenere conto delle sue conseguenze
di Emilia Patta

Gli occhi della politica, ormai da qualche settimana, sono puntati sulla data del 4 ottobre, giorno in cui il presidente della Corte costituzionale Paolo Grossi ha fissato l’udienza per esaminare i due ricorsi contro l’Italicum presentati dal Tribunale di Messina e di Torino. E proprio perché gli occhi della politica sono puntati tutti su di loro, tra i giudici costituzionali si sta aprendo in queste ore una seria riflessione - come riportato anche ieri dal Sole 24 Ore - sull’opportunità di rinviare l’attesa udienza a dopo la celebrazione del referendum confermativo sulla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione (che si terrà tra fine novembre e inizio dicembre).
Le strade che hanno davanti i giudici sono tre: rigettare i ricorsi per motivi tecnici (ad esempio perché presentati o istruiti prima dell’entrata in vigore della nuova legge elettorale, il primo luglio scorso) o per motivi di merito (perché l’Italicum è ritenuto legittimo); accogliere i ricorsi in toto o più realisticamente in qualche parte (ad esempio le candidature multiple, oppure il meccanismo del premio); oppure rinviare l’udienza per attendere il risultato del referendum.
Proprio quest’ultima ipotesi, come si diceva, è quella che sta prendendo corpo in queste ore. C’è anche un appiglio tecnico: aspettare la costituzione delle parti e l’invio delle memorie a seguito del ricorso del Tribunale di Perugia giunto proprio due giorni fa sul tavolo della Consulta (e ne arriveranno altri). Ma certo la motivazione principale che potrebbe alla fine spingere i giudici costituzionali a scegliere il rinvio è politica: evitare cioè di far finire l’organo super partes per eccellenza nel tritacarne del dibattito politico referendario, dal momento che il “combinato disposto” tra Italicum e riforma Boschi è uno dei principali argomenti critici degli oppositori interni al partito di Renzi e non solo. Qualsiasi decisione prendesse la Corte, in favore dell’Italicum o in favore dei ricorrenti, sarebbe interpretata come una invasione di campo.
C’è poi una ragione più sistemica che invita al rinvio: l’Italicum è stato pensato per un sistema monocamerale, confidando nell’esito positivo del percorso parlamentare della riforma che abolisce appunto il Senato elettivo. Vale dunque solo per l’elezione della Camera dei deputati, unica depositaria del rapporto di fiducia con il governo secondo il nuovo testo della Costituzione approvato dal Parlamento. Se dovesse vincere il No al referendum costituzionale il quadro all’interno del quale la Consulta si troverebbe a decidere sull’Italicum cambierebbe radicalmente, dal momento che resterebbe in piedi il Senato così come è ora per di più con una legge elettorale diversa dall’Italicum e dall’impianto proporzionale (il Consultellum). C’è infine un’altra ragione sistemica che spinge verso il rinvio: la riforma Boschi prevede il giudizio preventivo della Consulta sulle leggi elettorali, e quindi anche sull’Italicum. Un motivo in più per attendere l’esito del referendum.