il manifesto 6.9.16
L’eterno scontro capitale
Interessi
pubblici e poteri forti. Le Olimpiadi e lo stadio grandi occasioni? Non
ci sono ancora le condizioni per piegare questi eventi a favore della
città
di Enzo Scandurra
Partiamo da un dato
incontestabile: Roma è una città (pressoché) ingovernabile. Una
governabilità apparente è possibile solo venendo a patti con i poteri
forti: immobiliaristi, faccendieri, lobbies di vario tipo; ed è quello
che ha sempre fatto il Pd, da Rutelli a Veltroni.
Questa apparente
governabilità ha però un prezzo esoso: è costata un debito enorme, una
espansione delle periferie ben oltre il raccordo anulare, un deficit
accumulato dalle partecipate (Atac, Ama, ecc.). In una parola: una
inefficienza della macchina urbana a livello di trasporti, raccolta dei
rifiuti, asili nido, assistenza sanitaria, eccetera.
Chi invece,
al governo della città, decidesse di rompere l’accordo con i poteri
forti, o anche semplicemente stabilisse che quell’accordo dovrebbe
volgere al beneficio pubblico e non a quello privato, si troverebbe ben
presto in una situazione di totale isolamento politico ed economico;
dunque in una situazione di ingovernabilità. Prima ce ne rendiamo conto,
meglio è.
Stessa musica vale per le Olimpiadi e per il nuovo
stadio della Roma. I sostenitori di questi eventi affermano che
sarebbero due grandi occasioni per la città. Che consentirebbero di
realizzare opere che migliorerebbero le condizioni di degrado in cui
versa la città. In teoria potrebbe essere vero se però
l’amministrazione, quale che sia, avesse la forza di imporre le sue
condizioni ai poteri forti i quali, come si sa, sono disponibili a
qualsiasi accordo (farebbero anche le olimpiadi verdi o low cost, come
affermato da Cacciari) e con qualsiasi amministrazione. Dunque il vero
dilemma è lo scontro tra interessi pubblici e interessi privati, scontro
che si è sempre risolto, a Roma (salvo rare eccezioni), a favore dei
secondi con enormi vantaggi a favore dei poteri forti ed effimeri
benefici per la città.
Si dice ancora che ai tempi d’oggi e con il
patto di stabilità, senza l’intervento dei privati non si va da nessuna
parte. Ma si tace sugli effetti nefasti che, ogni volta, l’intervento
dei privati ha prodotto. Lo abbiamo visto col terremoto di Amatrice:
pazienza (per modo di dire) se sono venute giù case private che non
rispondevano affatto alle normative antisismiche, ma che dire delle
chiese, degli ospedali, delle scuole la cui progettazione e
realizzazione è stata affidata ai privati, costruttori e immobiliaristi?
Costoro
non si sono limitati ai “giusti” profitti: hanno compromesso territori e
paesi speculando su cemento, ferro, suolo e quant’altro. Allora dire
che questa volta le Olimpiadi saranno a beneficio della città significa
non dire nulla di nuovo, vacuo slogan, propaganda; anzi significa
imbrogliare le persone se l’amministrazione di turno non è capace di
imporre le proprie condizioni a favore del pubblico. E opporsi a tali
opere significa cadere nella trappola della ingovernabilità, avendo
contro tutti i poteri forti.
Tertium non datur? No, finché non ci
sarà una strategia politica che guardi lontano, ben oltre i conflitti
condominiali dentro i partiti o i movimenti che siano. No, finché si
produrranno dirigenti politici legati a correnti interne, fazioni, e non
provenienti dal territorio, eletti in rappresentanza del territorio. E
in questo senso il Pd di Renzi ha da tempo interrotto il rapporto con i
territori che costituiva il punto di forza del vecchio Pci. E’ un
partito della cooptazione che ruota intorno all’immagine del Capo.
Il
Movimento dei 5S, dal canto suo, un legame coi territori ce l’ha, ma ha
sopravvalutato se stesso e sottovalutato l’enorme potenza di fuoco dei
poteri forti; ovvero, non mostra di avere una strategia politica che gli
consenta di perseguire obiettivi a lungo termine e incapperà
continuamente contro le insidie e le trappole predisposte dai poteri
forti. A meno di non venire a patto con essi, il che, però,
significherebbe depotenziare totalmente la propria originaria carica
antagonista (antipolitica o meno che sia).
La verifica non si farà
attendere: la questione romana è questione nazionale. Se il M5S
deciderà per le Olimpiadi e per lo stadio della Roma (pur incensandolo
di coloriture ecologiche o quant’altro), allora sarà stabilito
definitivamente che a Roma governano i poteri forti e prevalgono gli
interessi privati, senza se e senza ma. Rimandare la candidatura di Roma
oltre il 2024, questa volta non significherebbe dare ragione al partito
del No; significherebbe più semplicemente che allo stato attuale non ci
sono ancora le condizioni per piegare questi eventi a favore
dell’interesse pubblico. E chiunque affermi il contrario o pecca di
ingenuità o nasconde interessi che poco hanno a che vedere col bene
pubblico e con le stesse competizioni sportive.