il manifesto 29.9.16
Visco: «Renzi sta sbagliando, così non aggancia la ripresa»
Def
e Legge di Bilancio. L’ex ministro delle Finanze: basta misure a caso,
per il Pil servono investimenti pubblici. La detassazione a pioggia
delle imprese non ha senso: puntiamo su settori come la robotica. E non
illudiamoci sul Patto per la produttività: questa non aumenta agendo sui
salari. Se contrasti l’evasione fiscale, poi potrai tagliare le tasse a
lavoratori e pensionati. Ma serve una riforma generale del fisco: gli
80 euro seguono la filosofia del ’ndo cojo cojo
di Antonio Sciotto
«Non
solo con questo Def, ma già con misure passate come gli 80 euro, il
governo ha sbagliato l’interpretazione della crisi. Si postano le
risorse su provvedimenti che non danno risultati, mentre per far
ripartire il Pil sarebbe stato più opportuno concentrare tutto sugli
investimenti pubblici e sostenere l’innovazione e la ricerca». Vincenzo
Visco, già ministro delle Finanze e presidente del Nens, boccia la
manovra che l’esecutivo sta approntando in questi giorni.
Sul Def Renzi ha sbagliato strategia? Per il momento non ha ottenuto dalla Ue la flessibilità che avrebbe voluto.
L’obiettivo
del disavanzo per il 2017 è il 2%, mentre poi c’è uno 0,3-0,4 che
dovrebbe essere recuperato, nelle intenzioni del governo, con la legge
di Stabilità. Chiedendo nuove deroghe alla Commissione Ue. Staremo a
vedere, io penso che comunque almeno un ulteriore 0,2-0,3 verrà
accordato, ma il problema vero è che l’esecutivo insisterà su una
politica che non porta risultati. E se non presenti strategie di
respiro, in modo serio, pacato e documentato, non ha senso che stai lì a
pietire deroghe.
Su quali leve si dovrebbe agire, a suo parere?
Innanzitutto
si deve comprendere dove sta il problema: l’Italia continua a crescere
la metà di quello che fanno gli altri paesi dell’eurozona, e così perde
terreno. L’attuale incapacità di agganciare una vera ripresa è
preoccupante: siamo usciti da una recessione nel 2008, e dopo aver perso
5 punti siamo risaliti di 1,7. Non è tanto, ma è qualcosa. Oggi, dopo
una nuova perdita di 5 punti, si arriva a stento all’1. E ancora: nel
2014-2015 il nostro Pil procapite era -17% rispetto alla media degli
altri paesi, quando nel 2000 era +4%. C’è stato un impoverimento
micidiale, devi affrontarlo e cercare di rilanciare la domanda.
Date queste condizioni lei come costruirebbe la legge di Bilancio?
Dati
i vincoli che ci sono, terrei innanzitutto d’occhio il debito, e farei
in modo che non cresca, o che possibilmente si riduca. Cambierei poi
completamente la composizione della legge di Bilancio e concentrerei
tutte le risorse disponibili in spese ad alto moltiplicatore, cioè di
investimento pubblico: il contrario di quello che hanno fatto tutti gli
ultimi governi, quando invece questa è l’unica voce che se investi 100
ti restituisce 120-150. Infine sosterrei gli investimenti privati, ma
non con incentivi a pioggia: guardiamo gli altri Paesi, che scommettono
su robotica, genomica e settori ad alta innovazione. Invece l’unico
mantra del governo sembra quello del taglio delle tasse: certo, fai la
gente contenta, ma poi crei problemi a tanti servizi pubblici, e
l’effetto economico sicuramente non è espansivo, anzi spesso è
addirittura recessivo.
Ritiene impossibile in questa fase
abbassare le tasse? Tra l’altro l’annunciata riforma dell’Irpef anche
quest’anno non si è potuta fare.
L’unico modo per abbassare le
tasse è recuperare soldi dall’evasione fiscale: devi contrastare
l’illegalità diffusa, la corruzione, la malavita, il nepotismo e
l’affarismo, mali atavici di questo Paese che mi sembra per il momento
non si prendano di petto. Fatto questo, si potrà intervenire soprattutto
su chi paga troppo, i redditi da lavoro e da pensione.
Intanto si agisce sulla leva delle imprese: gli sconti fiscali in questo caso arriveranno.
Sì,
ma come ho già detto non sono d’accordo su misure a pioggia. Inoltre se
incentivi le assunzioni e allenti altri vincoli non spingi le imprese a
investire e a migliorarsi sui propri problemi strutturali. Poi
francamente non vedo motivi per cui sia preferibile detassare i profitti
e non i redditi da lavoro: questi ultimi hanno una aliquota marginale
massima al 41%, mentre sui primi si vogliono scontare 10-15 punti. La
politica fiscale di questo governo non ha una strategia coerente, la
trovo imbarazzante, agisce su singole categorie con il criterio del ’ndo
cojo cojo.
Intende gli 80 euro?
Intendo tutte le misure
fiscali, 80 euro inclusi. Per l’Irpef pare ci sia l’intenzione di
ridurre solo alcune aliquote centrali. Ma se già si parte da imposte
piatte come le nostre, rischi di concentrare il carico sulle classi
medie. Al contrario bisognerebbe tornare a imposte con molte aliquote e
una vera progressività che sgravi le classi medie e colpisca i più
ricchi. Gli stessi 80 euro sul piano tecnico sono un’assurdità: potevano
avere un senso se fossero durati massimo uno o due anni, ricostruendo
per intero l’Irpef e riassorbendoli in una riforma del fisco più
generale.
Qualche beneficio alla crescita potrebbe venire dal
Patto sulla produttività? Le imprese chiedono di detassare il salario
aziendale per rilanciarla.
Ma la produttività non c’entra nulla
con i salari aziendali: deve crescere a monte, se le imprese investono
sull’innovazione e superano altri fattori che le frenano. Creata più
ricchezza, poi si potrà redistribuire in busta paga. Tra l’altro una
legge che detassi il salario aziendale rischia di creare squilibri sul
piano fiscale per tutti quelli che non fanno contrattazione di secondo
livello, e può avere profili di incostituzionalità: tante piccole
imprese non firmano accordi aziendali, come anche il settore pubblico.
Le piace l’Ape per le pensioni?
Se
lo Stato si fa carico delle spese per le fasce disagiate, non vedo
problemi: tutti gli altri possono decidere se accedervi o meno. Il
problema delle pensioni è tenere in equilibrio il sistema e non farlo
riesplodere tra qualche anno. Oltre a pensare agli assegni dei giovani,
in prospettiva troppo bassi.