lunedì 5 settembre 2016

Corriere 5.9.16
«Voto tra fine novembre e dicembre» Boschi dà le date. Ed è sfida dentro il Pd
Referendum, appello di «Sinistra per il Sì». Oggi in campo D’Alema. E Forza Italia litiga sulle primarie
di Tommaso Labate


ROMA C’è Massimo D’Alema, che oggi alza il sipario sui suoi comitati per il No. E c’è un fronte robusto — che va dai ministri Andrea Orlando e Maurizio Martina, passando per il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, per Piero Fassino, Anna Finocchiaro — che lancia un appello e raccoglie firme a sostegno del Sì. Con tanto di marchio, «Sinistra per il sì», che per qualcuno potrebbe essere l’embrione di un nuovo Correntone nel Pd.
Il ritrovato protagonismo degli ex soci di maggioranza del Pd – e cioè dei vecchi Ds – si materializza mentre Renzi si trova in Cina. L’agenda dei fronti del Sì e del No al referendum — mentre la ministra Boschi colloca il voto «tra fine novembre e inizio dicembre» — viene monopolizzata dal gotha piddino non ascritto all’ortodossia renziana. Che sia in maggioranza col segretario, come nel caso della neonata «Sinistra per il Sì» capitanata da Orlando (che venerdì sera ha lanciato un sasso contro quel Pd che «va rifondato, anzi fondato proprio»). O che lo avversi apertamente, come D’Alema. L’ex premier, in una riunione solo all’apparenza «organizzativa», rilancerà oggi il suo guanto di sfida a Renzi. Con parole che qualcuno dei suoi, alla vigilia, descrive come molto vicine «all’idea di un’uscita del Pd in caso di vittoria del Sì al referendum». D’Alema avrà con sé uomini-macchina come i parlamentari Massimo Paolucci e Antonio Panzeri, più una serie di amministratori (o ex amministratori, come l’ex sindaco di Brescia Paolo Corsini) di peso che vengono soprattutto dalla Puglia e dalla Campania. Poche «grandi firme» ma tutte in grado di spostare consensi sul territorio.
Sul fronte del Sì, dopo aver messo a verbale l’esigenza di cambiare il Pd, l’ala dei Giovani Turchi si fonde con quella del ministro Martina. Ne viene fuori un appello sottoscritto, tra gli altri, da Fassino, Zingaretti, Finocchiaro, Orfini, De Micheli, Zavoli, Pittella, Tronti e da Sergio Staino, vignettista principe della vecchia e della nuova Unità . E succede tutto proprio nel giorno in cui il giornale fondato da Gramsci finisce nel mirino di Gianni Cuperlo, che si trova a smentire pubblicamente un titolo che gli attribuiva una stroncatura («Un errore l’incontro di domani per il No») all’iniziativa di D’Alema: «Spiace molto che L’Unità , giornale a cui siamo tutti legati per ragioni politiche e affettive, abbia titolato la mia intervista di oggi con un virgolettato che non ho mai pronunciato». La sensazione nel Pd è che Cuperlo — così come Bersani, i bersaniani e Speranza — finisca per trovare casa proprio nel fronte del No.
Dove le carte sono già sul tavolo, là è il centrodestra. Stefano Parisi dice che «sinistra e destra sono idee astratte» e boccia le primarie proprio come aveva fatto Silvio Berlusconi. Contro di lui vanno all’attacco tutti (o quasi) i colonnelli del partito. Lo difende, fuori dai confini forzisti, Angelino Alfano: «Parisi è ai sedicesimi di finale. Io lo stimo, molto. Ma la finale è la candidatura». Lo attacca Renato Brunetta: «Alimenta confusione. Temo che il suo sia un occhiolino a Renzi».