venerdì 30 settembre 2016

Corriere 30.9.16
Aleppo e il genocidio dei bambini: 96 uccisi in una settimana
La telefonata Merkel-Erdogan e gli appelli del Vaticano. Ma Mosca: «Nessun cessate il fuoco»
di Marta Serafini

«Un genocidio di bambini». È questa la definizione del massacro di Aleppo data ieri dal portavoce italiano dell’Unicef, Andrea Iacomini. Parole che vanno di pari passo con le cifre — 96 minori uccisi e 223 feriti da venerdì scorso — ma che non rendono l’idea della sofferenza di Aleppo Est.
Da più di tre settimane i quartieri assediati e colpiti non ricevono aiuti umanitari. Tutte le strade di accesso ai quartieri orientali rimangono bloccate. «Sono rimasti circa 30 medici», ha spiegato Justin Forsyth, vice direttore generale dell’agenzia del Palazzo di Vetro dedicata all’infanzia. I testimoni parlano di bambini gravemente feriti lasciati morire per non esaurire del tutto le scorte mediche. Le ong da giorni lanciano appelli per la mancanza d’acqua mentre i ragazzini bevono dalle pozze che si creano dopo i raid.
Ma la furia di Damasco e di Mosca su Aleppo non si placa. L’arma del regime per spezzare la resistenza dell’opposizione non sono più solo i barrel bomb , i barili imbottiti di esplosivo e ferraglia. «Da almeno una settimana stanno sganciando anche le bunker buster , le bombe usate per distruggere i bunker durante la Seconda guerra mondiale», denunciano tutti gli operatori umanitari rimasti sul campo.
Non importa che durante una telefonata la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente turco Tayyip Erdogan si siano detti d’accordo sulle responsabilità russe. E non bastano nemmeno le minacce del Dipartimento di Stato che ha fatto sapere di star valutando «opzioni non diplomatiche» se la Russia non dovesse cambiare linea, o gli appelli del Vaticano. Mosca tira dritto, decisa a trarre vantaggio dallo stallo americano, almeno fino alle elezioni. «Nessun cessate il fuoco, al massimo si può parlare di una tregua di 48 ore», è la risposta del Cremlino perché «non bisogna dare modo ai ribelli di riorganizzarsi».
Ed è in questo quadro che va registrata la reazione dell’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bashar Al Jaafari. Alla domanda di un reporter che gli chiedeva conto del bombardamento di due ospedali, l’uomo, senza rallentare il passo, è scoppiato in una fragorosa risata. Una risposta a chi gli chiedeva conto di 17 vite umane. E immagini perfette per la propaganda jihadista.