Corriere 30.9.16
La svolta dello yuan Sarà tra le valute di riserva del Fmi
di Guido Santevecchi
PECHINO
Il Primo ottobre la Cina celebra la Festa della Repubblica popolare e
in privato i leader di Pechino si congratuleranno tra di loro per aver
centrato un altro successo: da domani lo yuan farà parte del club
esclusivo delle valute di riserva del Fondo monetario internazionale,
accanto a dollaro, euro, yen e sterlina. Il renminbi (moneta del popolo,
l’altro nome dello yuan) entra nel paniere delle valute con «Diritti
speciali di prelievo» costituito nel 1969. Da allora era stato
modificato solo una volta, nel 2000, quando l’euro sostituì franco e
marco e rappresenta la riserva a disposizione del Fmi per i prestiti a
Paesi membri e i rimborsi; la sua entità è limitata a un valore di circa
285 miliardi di dollari (a fronte di riserve globali di circa 11 mila
miliardi di dollari), ma il suo peso politico è superiore. Si tratta di
un riconoscimento dell’ascesa della Cina a seconda economia mondiale
(l’ingresso nel club, fissato nel giorno della festa nazionale sembra
simbolico). E del percorso di riforma. Pechino inseguiva la promozione
dal 2009 ma l’ingresso le era stato negato fino al voto del 30 novembre
2015, quando dopo il parere dei tecnici del Fmi i Paesi membri avevano
votato a favore, riconoscendo che lo yuan aveva centrato i due criteri
base: essere «largamente usato» e «liberamente usabile». Siccome la Cina
è la regina mondiale dei commerci, lo yuan è largamente impiegato da
tempo; sulla libertà di usarlo restano parecchi dubbi, a causa delle
restrizioni imposte da Pechino nel flusso dei capitali e del controllo
sul tasso di cambio: la Banca centrale fissa ogni giorno un valore che
può oscillare solo del 2%.