Corriere 27.9.16
Mancano i fondi, 20 mila profughi fuori dalle strutture di accoglienza
di Fiorenza Sarzanini
Presto saranno liberi di circolare in Italia in attesa di una nuova sistemazione
ROMA
Sono almeno 20 mila i richiedenti asilo che entro qualche settimana
potrebbero rimanere fuori dalle strutture di accoglienza. Liberi di
circolare in Italia, in attesa di una nuova sistemazione. L’ultimatum di
organizzazioni umanitarie e cooperative che ormai da sei mesi attendono
il pagamento delle spese per l’assistenza ai migranti è già stato
recapitato: «Se il problema non sarà risolto saremo costretti a
sospendere il servizio». Una situazione drammatica che — come
sottolineano al Viminale — potrebbe creare anche «problemi di ordine
pubblico per le tensioni sociali che rischiano di generarsi». Mancano
oltre 600 milioni di euro. L’erogazione dei fondi è stata bloccata dal
ministero del Tesoro e su questo la posizione del ministro dell’Interno
Angelino Alfano è chiara: «Il problema delle risorse è vero, occorre
rimpinguarle per pagare i nostri creditori. Ma io non sono un centro
autonomo di spesa, quando il Mef dà i soldi pagheremo, altrimenti non
posso pagare».
Il «buco» nei conti
Secondo i dati aggiornati
a ieri sono 131.974 le persone sbarcate in Italia dall’inizio dell’anno
e 160.030 quelle ospitate nei centri governativi e nelle strutture
private. A loro bisogna aggiungere i minori non accompagnati che sono
oltre 15 mila. Ogni straniero costa tra i 25 e i 45 euro al giorno. I
conti precisi sono stati fatti dal Dipartimento Immigrazione e trasmessi
al dicastero dell’Economia proprio per evidenziare la necessità di
pagare, soprattutto di coprire i debiti arretrati. Secondo la stima per
il 2016 serve un miliardo di euro che va sommato al «buco» di 210
milioni ereditato dal 2015. Ma finora sono stati erogati soltanto 50
milioni e i gestori reclamano quanto dovuto. «Altrimenti — avvertono —
dovremo chiudere».
Dal Veneto alla Toscana, passando per l’Emilia
Romagna, il Lazio e la Campania, le organizzazioni non governative, le
cooperative e le associazioni che si occupano del vitto, dell’alloggio,
dell’assistenza sanitaria e di ogni altra necessità legata
all’assistenza degli stranieri lanciano l’allarme.
Le cooperative
Se
ne fa portavoce Giuseppe Guerini, il presidente di Confcooperative che
sottolinea come «non ci sono mai stati ritardi così eclatanti e oltre al
rischio altissimo di non poter più provvedere all’assistenza, c’è anche
un problema legato all’occupazione. Da oltre sei mesi i dipendenti non
ricevono lo stipendio, siamo al collasso». Tra i casi più eclatanti c’è
quello di due cooperative emiliane che sommano debiti per ben 10 milioni
di euro.
Assistenza sospesa
A Treviso sono circa 2.000 gli
stranieri che potrebbero rimanere senza assistenza, molti di più a Lucca
e Massa Carrara. E poi ci sono svariate strutture a Modena, altre a
Napoli e nelle regioni del Sud. La procedura per chi presenta richiesta
di asilo prevede un’attesa di almeno sei mesi, che talvolta diventa più
lunga se si tratta di un nucleo familiare. In questo periodo la legge
prevede che queste persone debbano rimanere nei centri. Nessuna
restrizione della libertà, ma l’obbligo di sottoporsi ai controlli
proprio perché non è scontato che arrivi il riconoscimento dello status e
in quel caso deve scattare il rimpatrio. In cambio l’Italia assicura la
dimora, i pasti e l’assistenza giornaliera. Servizi che adesso non
possono più essere garantiti con tutte le conseguenze che questo
comporta perché chi lascerà i centri dovrà provvedere alla propria
sopravvivenza.
Il coordinamento
Un problema che il governo
dovrà affrontare con urgenza, mentre si stringono i tempi per spostare a
Palazzo Chigi il coordinamento tra i vari ministeri. Alfano non vuol
sentire parlare di commissariamento e dice: «Parole come
commissariamento o cabina di regia servono per aizzare, in questa fase
di campagna elettorale, frizioni che non esistono. Con Renzi su questo
argomento andiamo d’amore e d’accordo, non si litiga per competenze che
fanno perdere voti». E sull’ipotesi che per l’incarico venga scelto
Piero Fassino aggiunge: «È il mio interlocutore istituzionale sino a
oggi come presidente Anci, una persona che stimo molto e che è stata
molto leale su questi temi. Sono stato io a suggerirne la scelta, con un
biglietto scritto a Renzi con il suo nome quale persona che ritengo
possa svolgere un lavoro complementare a quello che ognuno di noi sta
facendo».