lunedì 26 settembre 2016

Corriere 26.9.16
Bloccati i fondi per gli immigrati
I soldi per l’accoglienza dei migranti sono finiti, servono 600 milioni di euro per evitare che il sistema vada in tilt
Le organizzazioni che si occupano dei rifugiati lanciano l’allarme al Viminale
di Fiorenza Sarzanini

ROMA L’ultimo sollecito per il ministero del Tesoro è stato inviato quindici giorni fa. L’oggetto era fin troppo esplicito: i soldi per l’accoglienza dei migranti sono finiti, servono 600 milioni di euro per evitare che il sistema vada in tilt. Entro la fine dell’anno la cifra totale deve arrivare a un miliardo di euro, tenendo conto che le spese medie sono di circa 100 milioni di euro al mese. I conti sono in «rosso» da aprile scorso, quando lo stanziamento si è esaurito e il Viminale è stato costretto a sospendere i pagamenti di chi gestisce i servizi all’interno dei centri di accoglienza governativi, ma anche delle organizzazioni che si occupano della cosiddetta «assistenza diffusa». E dunque onlus, organizzazioni umanitarie, strutture private che hanno siglato convenzioni con Comuni e Regioni. Compresa la Croce Rossa. Il termine concesso da molte associazioni scade il 30 settembre. Dopo quella data c’è il rischio che vengano sospese le forniture e gli stranieri in attesa di sapere se la loro richiesta di asilo sarà accolta, vengano «sfrattati». Un ulteriore problema che si aggiunge alle «resistenze» degli amministratori locali rispetto alla possibilità di mettere posti a disposizione. E anche per questo Palazzo Chigi pensa a un commissario. Il nome che circola insistentemente è quello di Piero Fassino.
Posti per 160 mila
Sono 131 mila gli stranieri sbarcati sulle nostre coste nel 2016, che sommati a quelli dello scorso anno fanno arrivare a 159.763 le persone ospitate nelle strutture, alle quali vanno aggiunti circa 15 mila minori non accompagnati. Stranieri che chiedono lo status di rifugiato e dunque devono essere assistiti sino al termine della procedura. Oltre 13 mila sono nei centri di prima accoglienza, poco più di 22 mila nel sistema Sprar. Gli altri sono sistemati nelle strutture temporanee dove vengono forniti vitto, alloggio, assistenza sanitaria. I servizi sono assicurati dai gestori che hanno vinto le gare d’appalto, oppure da chi ha dimostrato di avere i requisiti ed è stato inserito nelle liste delle prefetture che — a ogni sbarco — devono provvedere allo smistamento dei migranti. Ma sono sei mesi che i pagamenti sono bloccati e la maggior parte ha già fatto sapere di non essere più in grado di sostenere le spese.
Le lettere al Tesoro
Nella primavera scorsa era stato il ministro Angelino Alfano a chiedere lo stanziamento di almeno 100 milioni di euro al mese, tenendo conto che nel 2015 la spesa totale era stata di un miliardo e 162 milioni di euro. Dopo una lunga trattativa si era deciso di inserire almeno una parte dei fondi nella legge di Stabilità, ma poi tutto è tornato in discussione. Da allora più volte si è evidenziato quali fossero le difficoltà per far funzionare il sistema. E quindici giorni fa il Dipartimento guidato dal prefetto Mario Morcone ha fatto nuovamente presente le criticità da risolvere con urgenza per scongiurare il rischio concreto che migliaia di persone si ritrovino senza assistenza.
Il commissario
Proprio per coordinare gli interventi dei vari ministeri, ma anche per impiegare gli uomini dell’ intelligence nella trattativa bilaterale con gli Stati africani da cui partono i migranti, Matteo Renzi pensa alla creazione di una struttura all’interno di Palazzo Chigi. Il modello di funzionamento potrebbe essere quello applicato all’emergenza legata al terremoto dell’agosto scorso e affidato a Vasco Errani. Nel caso dei migranti il coordinamento degli interventi dovrebbe riguardare sia l’Italia, sia l’estero. In queste ultime ore uno dei nomi più accreditati per la guida è quello dell’ex sindaco di Torino Piero Fassino, anche tenendo conto che la sua presidenza dell’Anci — l’associazione dei sindaci — lo ha impegnato spesso proprio nella soluzione dei problemi legati all’accoglienza degli stranieri e a lui si deve l’accordo tra Comuni e Viminale per la distribuzione «pro quota»