martedì 20 settembre 2016

Corriere 20.9.16
La fiera delle zuffe nell’Italia dei libri
di Paolo Di Stefano

Tutti ad aspettare con il fiato sospeso se Milano e Torino, Torino o Milano, Milano e/o Torino, Torino e/o Milano… Ma perché non Vercelli e/o Novara? Nell’opera buffa in cui si è trasformata la vexata quaestio del Salone del Libro, nessuno ha pensato alla via di mezzo geografica, che avrebbe il vantaggio di scontentare tutt’e due, Torino e Milano, come meritano. Poi, per parità di trattamento sarebbe giusto che il Ministero spostasse d’ufficio la Fiera del Libro per Ragazzi da Bologna a Trieste, la Biennale del Cinema di Venezia a Roma e la Festa del Cinema di Roma a Venezia, il Festivaletteratura di Mantova a Verona, Vinitaly da Verona ad Avola, la Fiera del tartufo bianco da Alba a Martina Franca, il Festival di Sanremo a San Giovanni Rotondo. E perché no, estendere l’idea anche all’estero offrendo alla Grecia il Giro d’Italia e rivendicando che si svolga da noi la Parigi-Roubaix. Nell’allegro fervore autolesionista avviato dal Salone del Libro, si potrebbe inaugurare il tempo del Gto (il Grande Turn Over) delle fiere, delle sagre e dei festival: e in mancanza di serie discussioni culturali, si potrebbero aprire ogni anno appassionanti zuffe sulle assegnazioni delle migliaia di manifestazioni piccole e grandi che imperversano per l’Italia. Dopo il derby d’Italia Milano-Torino, tutti contro tutti. Pensate che spettacolo. Intanto dobbiamo accontentarci di un litigio tra Natalia Aspesi e i suoi lettori del «Venerdì» scandalizzati (e incavolati) perché la giornalista ha detto di non aver mai letto Ugo Foscolo. Sulle orme di Michele Mari (che è intervenuto sulla Repubblica), dichiaro subito il mio amore sconfinato per quello che Gadda disprezzava come il Basetta, Basettone-Moralone, Intrigante Mandrillo, cioè appunto il Foscolo. E mi preoccupa sì l’aggressività dei ferventi (pseudo)foscolisti, ma mi dispiace sinceramente che la Aspesi non abbia mai letto o sentito leggere I sepolcri o i sonetti. Seguendo il filo del discorso di Alfonso Berardinelli (Il Foglio di sabato), fossi un insegnante di scuole elementari (sì, di elementari) o di medie sfiderei l’ipersensibilità protettiva dei genitori chiedendo ai miei allievi di imparare a memoria, tra l’altro, anche A Zacinto («Né più mai toccherò le sacre sponde…») e Alla sera: «Forse perché della fatal quiete / tu sei l’imago a me sì cara vieni, / o sera». E proporrei a uno dei tanti soloni dei vari possibili Saloni di aprire un concorso, per la prossima edizione, in cui premiare la memoria della poesia nelle scuole. A Vercelli e/o a Novara sarebbe meglio.