domenica 18 settembre 2016

Corriere 18.9.16
Un altro incidente all’Ilva di Taranto
La vittima è un operaio di 25 anni
di Alessandro Fulloni

Un elettricista muore sul lavoro all’Atac di Roma. Mattarella: sono ferite per l’Italia
Giacomo Campo aveva 25 anni. È morto ieri nello stabilimento Ilva di Taranto, verso le 7, schiacciato tra rullo e nastro trasportatore, stritolato dagli ingranaggi. Due ore dopo un altro incidente: stavolta a Roma, in una rimessa Atac, dove ha perso la vita Antonio Alleovi, capo elettricista, 54 anni, folgorato nell’intervento su un pantografo. Due morti bianche — che vanno ad aggiungersi alle oltre 270 nel 2016 — per le quali il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha usato parole piene di rabbia e sdegno: ennesimi e drammatici fatti che sono «una ferita per l’Italia e una perdita irreparabile per l’intera società. Non è ammissibile che non vengano adeguatamente assicurate garanzie e cautele per lo svolgimento sicuro del lavoro». E il presidente dalla Camera Grasso ammonisce: «Abbiamo leggi severe e adeguate per prevenire questi infortuni, ma bisogna applicarle».
I due incidenti seguono quello di mercoledì al polo logistico di Piacenza dove un facchino egiziano di 53 anni, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, sindacalista Usb, padre di cinque figli, ha perso la vita travolto da un tir durante un picchetto. L’autista, indagato per omicidio stradale, non lo ha visto e lo ha schiacciato. Ieri nella cittadina circa mille persone hanno sfilato in un corteo cui ha preso parte anche la moglie del sindacalista, rientrata dall’Egitto. Per strada cori duri, sia in italiano che in arabo: «Vergogna», «assassini», «Abd come Regeni».
Intanto uno sciopero nazionale di un’ora nel settore metalmeccanico è stato proclamato per mercoledì da Fim, Fiom e Uilm. A Taranto l’atmosfera è tesa: l’Ilva si è fermata per la protesta degli operai subito dopo l’incidente. L’impianto dove Campo, dipendente della Steel Service, ditta d’appalto che si occupa di pulizie industriali, è stato sequestrato. Secondo i sindacati l’impresa era stata allertata in nottata dall’Ilva perché il nastro trasportatore che dalla stock house , il deposito che alimenta l’altoforno con il ferro necessario per produrre ghisa, si era bloccato per un taglio. Campo è intervenuto per la riparazione salendo sulla piattaforma mobile, la cui alimentazione era stata fermata. Ma qualcosa non ha funzionato. Forse per il mancato arrivo della gru che avrebbe dovuto sollevarlo per bloccarlo, il rullo si è azionato trascinando il ragazzo verso la morte, davanti allo zio che lavorava con lui. Per estrarlo, ci sono volute sette ore. «Dall’apertura dell’impianto negli anni ‘60 sono 500 — è la cifra fornita dal verde Angelo Bonelli — gli operai morti all’Ilva: una strage da fermare». Prima di ieri, l’ultimo incidente è del 17 novembre, quando un operaio fu travolto da un tubo d’acciaio. Cgil, Cisl e Uil tarantine, incontrando in prefettura il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa Bellanova, accusano «la scarsa incidenza» della prevenzione.
«La nostra pazienza è finita. La fabbrica è troppo vecchia e insicura» sbotta il governatore della Puglia Michele Emiliano che parla di «vergogna» per «chi ha impedito per legge alla magistratura di pretendere la messa in sicurezza dello stabilimento con legge dello Stato. La rabbia è incontenibile».
Non diverse le parole a Roma. Per il segretario della Filt Cgil Eugenio Stanziale la morte dell’elettricista «poteva essere evitata: nulla può costare una vita ». In serata altra vittima a a Trieste: un imprenditore agricolo è rimasto stritolato da una macchina usata per pigiare uva.