«Pensa che leggi più restrittive sul possesso di armi possano aiutare?
“Le
leggi sulle armi, ovunque nel mondo, sono abbastanza ridicole. Negli
Stati Uniti abbiamo delle leggi terribili sulle armi. La mia impressione
è che potrebbero aiutare un pochino, ma non sono davvero la risposta.
Io sono completamente contro le armi, non credo ci dovrebbe essere
nessuna arma se non in modo estremamente limitato e controllato per chi
va a caccia, per sport. Ma anche se elimini tutte le armi, fino a quando
non affronteremo gli altri veri problemi, quelli delle persone, avremo
ancora una società che è guidata dall’odio razziale, dall’ineguaglianza
economica e dalla povertà, avremo comunque terribili sofferenze. Le armi
sono solo una parte, e una parte assai sciocca, appunto perché le leggi
sulle armi che abbiamo in questo paese fanno ridere”».
Repubblica 12.7.16
Woody Allen
“Siamo nati con la schiavitù Ora ne paghiamo il prezzo”
Il regista parla degli incidenti razziali “Negli Usa si vive di pregiudizi ormai da centinaia di anni”
intervista di Silvia Bizio
NEW
YORK. «I terribili incidenti razziali che l’America sta vivendo in
quest’ultima settimana non dovrebbero purtroppo sorprenderci», dice
Woody Allen, 80 anni, incontrato nella sua amata New York per parlare
del film Café Society, in uscita negli Stati Uniti dopo la sua premiere a
Cannes. «Il problema degli Stati Uniti, adesso e nel passato, è che
questo è il prezzo che il paese paga per aver messo le sue fondamenta
sulla schiavitù, per la complicità nel rapire la gente dall’Africa,
portarla qui, renderla schiava, senza nessun programma per il loro
benessere. Siamo un paese che è vissuto di pregiudizi razziali per
intere generazioni. Cosa ci si aspetta da un paese nato così male?
Quando succedono queste brutte cose, questi incidenti razziali, da
bianchi nei confronti dei neri, e da parte dei neri che ora rispondono
in modo violento, cosa ti aspetti da un paese che ritualmente è stato
insensibile per centinaia di anni? È il prezzo che gli Stati Uniti
dovranno pagare fino a quando quell’antipatia così profondamente
radicata tra una razza e l’altra sarà finalmente smussata e la gente non
la sentirà più».
La legge non è dunque servita a molto...
«No,
perché una cosa è fare delle leggi per integrare la società, ma se la
popolazione non lo sente e ancora odi l’altra persona, quelle leggi non
significano molto. E così restiamo un paese diviso nonostante leggi che
cercano di migliorare la situazione. E ne paghiamo il prezzo.
Pensa che leggi più restrittive sul possesso di armi possano aiutare?
«Le
leggi sulle armi, ovunque nel mondo, sono abbastanza ridicole. Negli
Stati Uniti abbiamo delle leggi terribili sulle armi. La mia impressione
è che potrebbero aiutare un pochino, ma non sono davvero la risposta.
Io sono completamente contro le armi, non credo ci dovrebbe essere
nessuna arma se non in modo estremamente limitato e controllato per chi
va a caccia, per sport. Ma anche se elimini tutte le armi, fino a quando
non affronteremo gli altri veri problemi, quelli delle persone, avremo
ancora una società che è guidata dall’odio razziale, dall’ineguaglianza
economica e dalla povertà, avremo comunque terribili sofferenze. Le armi
sono solo una parte, e una parte assai sciocca, appunto perché le leggi
sulle armi che abbiamo in questo paese fanno ridere».
Si sperava che la presenza di un presidente afroamericano come Obama alla Casa Bianca potesse cambiare qualcosa.
«Una
singola persona non può cambiare questa situazione, è un problema che
richiede un’enorme mole di lavoro per tanta gente, è così intrinseco al
tessuto di questo paese, da centinaia di anni, che è molto difficile da
risolvere. Ci vuole uno sforzo comune e concentrato da parte di tutti,
un singolo presidente non ce la puo’ fare.
Sta seguendo queste elezioni, vede speranze?
«Non
sui problemi razziali che stiamo attraversando. Ciò detto non ho mai
fatto misteri del fatto che io sia un grande sostenitore di Hillary
Clinton, sono democratico geneticamente, lo sono sempre stato, ho
contribuito alla campagna democratica».
Pensa che vincerà?
«Ne
sono sicuro. Ho conosciuto Donald Trump, era nel mio film Celebrity, ed
era stato anche bravo! Ogni tanto lo incrocio in qualche ristorante o
evento ed è sempre cordiale e piacevole, ma non penso abbia nessuna
chance di diventare presidente. Non si preoccupi, non c’è bisogno che
nessuno si trasferisca in Nuova Zelanda o in Canada! Hillary vincerà,
credo sia qualificata e brava, mi piace molto anche se non l’ho mai
incontrata. Me lo dicono gli istinti e il senso comune. In America la
gente sa che Donald Trump, con tutte le sue teatralità e il suo essere
cosi’ flamboyant, non potrebbe mai essere un buon presidente. E sento
che la gente istintivamente lo sa e voterà di conseguenza. Certo è una
strana campagna elettorale, il partito repubblicano è da anni in uno
stato pietoso, ma anche questo strano anno elettorale passerà e ne
avremo solo un vago ricordo. E Donald Trump continuerà ad essere
soggetto di barzellette e scenette in televisione.
Come spiega il fascino sulla gente di uno come lui?
«Come
dicevo c’è molta sofferenza in questo paese, e non solo fra i neri. E
lui è un candidato che dice cose che la gente vuole sentirsi dire, anche
se poi non va a controllare. Hanno fatto un sondaggio in Inghilterra e
tanti di quelli che hanno intervistato hanno confessato di non avere
idea su cosa votavano: hanno votato per uscire dall’Unione Europea e non
sapevano nemmeno cosa fosse l’Unione Europea! Negli Stati Uniti è lo
stesso: la gente non sa, è troppo preoccupata di svegliarsi al mattino e
di ritrovarsi senza lavoro, o con un figlio cocainomane, non ha
tempo... Così un candidato arriva — e se non fosse stato Trump sarebbe
stato Cruz, o Rubio — e gli dice, “non ti preoccupare, ci penso io” e la
gente ci crede. Non ha tempo di controllare o capire cosa voglia dire.
Non va in profondità. È più facile pensare “sono stato licenziato perché
il mio posto di lavoro è andato in Messico o in Cina”. Sono letture
superficiali, ed è quello che succede. Per fortuna penso che la
maggioranza non la pensi così. Dopo tutto nella nostra storia i nostri
presidenti per la maggior parte sono stati decenti. Alcuni hanno fatto
cilecca, ma per di più sono stati buoni. E lo sara’ anche Hillary».