La Stampa TuttoScienze 6.7.16
Galline o esseri umani non fa differenza: siamo stati tutti un uovo
Il “laboratorio molecolare” per eccellenza è al centro delle ricerche di editing genomico
di Gianna Milano
Siamo
a Firenze, alla fine del Duecento: Dante siede su un muretto di fronte
alla cattedrale. I suoi pensieri vagano assieme al volo degli uccelli.
D’un tratto gli si avvicina uno sconosciuto e gli chiede: «Messere, voi
che siete così dotto, potreste suggerirmi… qual è il miglior boccone?».
Senza esitazione Dante risponde: «L’uovo». Una ghiottoneria, ma anche la
matrice del concepimento degli esseri umani e della riproduzione di
molte specie, come la gallina appunto, oltre all’oca, il piccione, lo
struzzo, l’aquila.
«Se, come ebbe a dire Aristotele, “la natura
non fa nulla di inutile”, l’uovo è lì a testimoniarlo. Questo
straordinario laboratorio di biologia molecolare nella sua armonia e
bellezza rappresenta in molte culture lo zero, l’origine della vita e
del mondo». A raccontare è Carlo Alberto Redi, biologo all’Università di
Pavia, che con Manuela Monti, ha pubblicato per Sironi «Storia di una
cellula fantastica». Ovvero un percorso scientifico e culturale (nonché
culinario) attorno alla cellula che dà origine a ciascuno di noi.
«La
locuzione latina ab ovo, “dall’inizio”, include la concezione secondo
la quale ogni essere vivente nasce da un uovo - aggiunge Redi -.
Un’intuizione che si accompagna all’altrettanto tradizionale
interrogativo “è nato prima l’uovo o la gallina?” (La risposta giusta è
l’uovo). È attraverso la cellula germinale femminile, l’uovo, che si
trasmette da una generazione all’altra il proprio Dna. La storia
dell’uomo è anche la storia dell’uovo che, fecondato, dà luogo
attraverso un evento fantastico alla vita».
Nel Seicento, ancor
prima che ci arrivasse Louis Pasteur, fu Francesco Redi (antenato
dell’autore) a compiere il famoso esperimento che dimostrò
l’impossibilità della generazione spontanea. «Omne vivum ex ovo», ovvero
la nascita degli animali avviene dall’uovo, che siano ovipari (si
riproducono deponendo le uova fecondate fuori del corpo) o vivipari (il
cui embrione si completa nell’utero materno).
Ma, a seconda della
specie, le caratteristiche dell’uovo cambiano: dalle uova gigantesche
dell’Aepyornis maximus, un uccello estinto che viveva in Madagascar, con
un volume di nove litri (160 volte quello di un uovo di gallina) alle
uova dello struzzo, oggi le più voluminose. E poi ci sono le uova che
non si vedono a occhio nudo e per le quali serve il microscopio.
Intanto, «le innovazioni tecnologiche hanno permesso di fare un salto
quantico alle ipotesi legate allo sviluppo delle uova, perfezionando la
visione embriologica nelle sue fasi - dice Redi -. La biologia dello
sviluppo ha avuto nell’uovo e nell’embrione di gallina il suo primario
modello di studio e continua a esserlo». Con le biotecnologie è stato
possibile fare ciò che sembrava impensabile, come clonare un vertebrato
(la prima è stata la pecora Dolly), sostituendo il nucleo di una cellula
uovo con quello di una cellula somatica già differenziata. E oggi la
possibilità di crioconservare le cellule uovo è utile per le coppie che
devono affrontare la fecondazione in vitro.
E ora cosa ci riserva
il futuro? «I ricercatori si propongono di migliorare la qualità delle
uova da impiantare in utero, con grandi vantaggi in medicina umana e
veterinaria - sostiene Manuela Monti -. Già ora, grazie alla tecnica
Crisp-Cas9, è possibile intervenire sul genoma di una cellula, vegetale o
animale, per alterare sequenze di Dna legate a geni specifici e
correggere anomalie». Tecnica che si potrebbe usare anche sulla
cellula-uovo, e che suscita non pochi dilemmi etici. C’è chi offre un
trattamento, si chiama Augment, capace di accrescere le capacità
energetiche e metaboliche di una cellula uovo, somministrando mitocondri
(organelli con un proprio Dna che fanno da centrali d’energia della
cellula) prelevati da cellule germinali primordiali, come gli oogoni.
Dal
laboratorio alla cucina. La buona notizia è che il loro contenuto di
colesterolo non è più considerato un pericolo. Un adulto - precisa Redi -
può consumarne fino a 5-6 la settimana. Ma, per chi continua a temerle,
sono state messe a punto in Usa le uova artificiali vegetali e così si
potrà dire addio agli allevamenti intensivi di galline ovaiole,
criticate per motivi etici e ambientali.