La Stampa 20.7.16
“Sul reddito di cittadinanza una nuova lotta di classe”
La capogruppo Castelli: vogliamo tassare le lobby
di Ilario Lombardo
Complotti,
tanta economia, pochi diritti civili e un mondo da sogno complicato da
realizzare. Questa la radiografia del M5S firmata Alberto Mingardi e
uscita sulla Stampa di ieri. Un lavoro basato sull’analisi dell’attività
legislativa dei 5 Stelle in cui però la capogruppo alla Camera, Laura
Castelli non si rispecchia
Partiamo dai diritti civili: poco più del 7% di media delle proposte di legge riguarda questi temi. Un po’ pochino...
«Non
è così, tanto che le prime tre proposte di legge presentate dal M5S
erano sui diritti civili. E tra queste ricordo il matrimonio
egualitario».
Però di voi si ricorda il fatto che, nel giro di un pomeriggio avete fatto saltare la stepchild adoption in Senato.
«Il
M5S ha una posizione chiara. E ci siamo sempre confrontati con le
categorie. Se fosse come dice lei, perché allora all’ultimo Pride di
Torino, dove eravamo presenti, nessuno si è lamentato?»
Non è che la trasversalità del Movimento a volte diventa opportunismo, e vi buttate a destra quando serve?
«I diritti civili per noi sono sempre stati una priorità. Però consideriamo un diritto civile anche il reddito di cittadinanza».
Per molti analisti, alle condizioni date, non è attuabile.
«E allora perché l’Ue ci ha dato ragione e ha detto che serve una misura contro la povertà?».
Perché non avete votato a favore delle misure contro la povertà introdotte dal governo Renzi?
«Ci
siamo astenuti, perché non basta. Sono pochi i soldi e la platea di
gente che ne può godere è troppo piccola. Certo, è un inizio ma la
nostra proposta è più completa e credibile».
E le famose coperture per i 17 miliardi necessari secondo voi?
«Le
coperture sono un argomento politico, cioè presuppongono una scelta
politica forte. Vuol dire che le troviamo tassando le piattaforme
petrolifere, combattendo il gioco d’azzardo e la speculazione
finanziaria. Si tratta di decidere se dare i soldi alle lobby o ai
cittadini. Siamo di fronte a una nuova lotta di classe».
L’impressione è che molte delle vostre proposte fanno poco i conti con la realtà.
«Sembrano
irrealizzabili perché i politici non si rassegnano ad ampliare la
forbice tra ricchi e poveri. E gli economisti che ci attaccano non hanno
il dominio della verità. La nostra proposta sul reddito nasce dal
confronto con chi lo ha già attuato».
E tutte le commissioni d’inchiesta proposte? È il complottismo la malattia infantile del M5S?
«Macché
complottismo. Nascono dal fatto che in questo Parlamento non si parla
con onestà intellettuale. Di Mps, Uranio impoverito, Tav. Esistono i
fatti, ma non ce li fanno conoscere».
Quale sarebbe l’altra misura che prendereste se foste al governo, oltre al reddito di cittadinanza?
«Lotta
alla corruzione. C’è una legge sul whistleblowing approvata alla Camera
e ferma al Senato. Idem per la class action. Faremo una legge sul voto
di scambio politico mafioso e per il daspo ai corrotti. Insomma, tutto
quel che è contenuto nella nostra Carta dell’onestà».