La Stampa 16.7.16
“Italia, Pil sotto l’1%”
Sono a rischio 5 miliardi di entrate
Bankitalia: Brexit e mercati pesano sulla crescita
di Paolo Baroni
«Nel
nostro Paese la ripresa continua con gradualità, sospinta dalla spesa
delle famiglie (che beneficiano dell’incremento del reddito disponibile e
del miglioramento delle condizioni occupazionali) e, in misura più
contenuta, dagli investimenti», certifica Bankitalia nel suo ultimo
Bollettino economico. In realtà tutti gli indicatori congiunturali
suggeriscono che «nei mesi primaverili il Pil avrebbe lievemente
rallentato». A questa frenata ora si aggiunge l’effetto Brexit che
potrebbe incidere ancor più negativamente sulla crescita creando pure
qualche problema di bilancio al governo che di qui al 2018 si troverebbe
con 4-5 miliardi di minori entrate.
Attenzione allo spread
Pur
con molta cautela («i possibili effetti dipendono dal verificarsi di
conseguenze ancora ampiamente ipotetiche»), via Nazionale sostiene che
il referendum inglese potrebbe avere «un effetto non trascurabile ma
limitato sul Pil». Dovuto più alle conseguenze dell’attività economica
che alle ricadute dei movimenti nei mercati finanziari e valutari.
Esplorando infatti «i possibili effetti di una forte caduta
dell’attività nel Regno Unito, anche in ipotesi estrema - segnala il
rapporto - l’impatto negativo sul Pil sarebbe di entità relativamente
contenuta, nell’ordine di un quarto di punto percentuale». I guai,
semmai, potrebbero arrivare in seguito all’aumento dell’incertezza circa
le attività delle imprese. Nel caso le nostre merci avessero infatti
seri problemi di sbocco nel Regno Unito, «il prodotto potrebbe crescere
poco al di sotto dell’1% quest’anno e attorno all’1 il prossimo». Poi,
se per effetto del nuovo clima dovesse pure aumentare il differenziale
di rendimento fra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi, così come è
avvenuto durante l’ultima crisi greca (35 punti base in più),
Bankitalia prevede altri 2 decimi di punto in meno di Pil di qui al
2018.
Strada in salita per il Def
Secondo l’ultimo Def
presentato dal governo il prodotto interno sarebbe dovuto invece
crescere dell’1,2% quest’anno e dell’1,4% nel 2017. Se le previsioni al
ribasso venissero confermate nei prossimi mesi, inevitabilmente,
occorrerebbe fare i conti anche con minori entrate: due decimi di punto
di Pil in meno nel 2016 si tradurrebbero infatti in circa 1,6 miliardi
di minor gettito, col deficit che passerebbe dal 2,3 previsto dal
governo al 2,5-2,6, mentre 0,3-0,4 punti in meno sul 2017 produrrebbero
un buco che oscilla tra 2,4 e 3,2 miliardi col deficit che dall’1,8
programmato arriverebbe al 2,2%. Quanto basta per rendere più stretto il
cammino delle future leggi di stabilità e più complessa la messa a
punto della manovra economica del governo. Per il momento il ministro
dell’Economia Pier Carlo Padoan conferma tutti i programmi già
annunciati a partire dalla sterilizzazione degli aumenti Iva e dal
taglio delle tasse. In realtà i conti veri il Mef li farà solo dopo
l’estate. «Il quadro è quanto mai incerto», commenta Andrea Goldstein,
managing director di Nomisma, che suggerisce «di intervenire rapidamente
e decisamente per tutelare la stabilità finanziaria e rafforzare la
fiducia delle imprese e delle famiglie».
Il debito continua a correre
Sempre
ieri Bankitalia ha diffuso i nuovi conti delle amministrazioni
pubbliche che vedono le entrate tributarie salire da 31 a 33,8 miliardi
(152,2 miliardi nei primi 5 mesi, +4,2%) e soprattutto segnalano una
nuova impennata del debito (+10,9 miliardi a quota 2241,8). Secondo
Adusbef e Federconsumatori, che contestano la politica economica messa
in campo sino ad oggi, nei 27 mesi di governo Renzi il debito è
cresciuto di ben 134,7 miliardi. Al ritmo di quasi 5 miliardi al mese,
circa 165 milioni al giorno, 6,7 milioni all’ora, 115 mila euro al
minuto, 1840 euro ogni secondo.