La Stampa 13.7.16
«Difficile arrivare a una soluzione di diritto, tocca alla diplomazia»
C’è
un verdetto, ma la Cina non ha nessuna intenzione di rispettarlo.
Professor Greppi,ordinario di Diritto internazionale dell’Università di
Torino, come è possibile?
«Manila ha fatto valere la Unclos, la
convenzione Onu sui diritti del mare, ratificata da entrambi i Paesi.
Questa prevede che uno stato possa fare ricorso unilateralmente a un
tribunale arbitrale, e così è stato. La Cina invece sostiene di aver
escluso alcune materie dal giudizio arbitrale, tra cui la delimitazione
dei confini. In linea con la scelta di non prendere parte al giudizio,
non riconosce il verdetto».
Il verdetto arbitrale non è quindi vincolante?
«Sulla
carta sarebbe tenuta a rispettarlo, ma non lo farà. Non avrebbe nemmeno
potuto costruire isole e isolotti artificiali, come invece è stato: con
un giudizio pendente non si può alterare lo stato delle cose. Per di
più si tratta di alto mare, sul quale nessuno stato può avanzare pretese
di sovranità. La decisione si inserisce in un contesto geopolitico
molto più ampio: il Mar Cinese Meridionale è una via d’acqua strategica
per tutti i Paesi che vi si affacciano».
Non pare una questione che si possa risolvere in punta di diritto.
«La
materia è estremamente complessa, con infiniti risvolti tecnici. Nella
zona c’è una conflittualità latente ma esplosiva: la via d’uscita non
può che essere politica e diplomatica. Con la sentenza si è arrivati a
un muro contro muro: ora non c’è alternativa al mettersi a un tavolo e
dialogare». [nad. fer.]