La Stampa 10.7.16
Il nigeriano ucciso da un’emorragia cerebrale
Fermo: Emmanuel Chidi Namdi sarebbe morto per una emorragia cerebrale
provocata dal pugno di Amedeo Mancini, che gli ha fratturato la
mascella, e non perché è caduto a terra battendo la testa sull’asfalto.
Inoltre, secondo l’avvocato Letizia Astorri, difensore della vedova,
Chinyery, «i colpi sono stati tali da far intendere che Mancini abbia
deliberatamente colpito il ragazzo». «La tipologia e l’entità delle
lesioni riscontrate su tutto il corpo della vittima» difficilmente
possono supportare la tesi della legittima difesa da parte dell’ultrà.
Se poi dovesse essere provato che il palo stradale è stato lanciato
contro il nigeriano da Mancini, prenderebbe corpo l’ipotesi che l’uomo
aveva «l’intenzione di uccidere».
Il giorno dopo l’autopsia sul
profugo nigeriano ammazzato a Fermo da un’ultrà di destra, la posizione
dell’omicida sembra aggravarsi rispetto alle prime indiscrezioni
circolate ieri. La battaglia legale si infiamma, ma cresce anche la
polemica su una vicenda che sta suscitando sdegno, solidarietà con i
migranti ma anche prese di posizione di segno diametralmente opposto.
L’avv.
Francesco De Minicis è attestato sulla tesi della legittima difesa:
Mancini avrebbe sì insultato la compagna di Emmanuel chiamandola
«scimmia africana», ma poi si sarebbe limitato a reagire ai colpi del
nigeriano, e della donna, sferrando al migrante un solo pugno tra la
mandibola e il labbro inferiore, forte ma non fortissimo, tanto da
lasciare la dentatura intatta. Ieri si era parlato di una linea di
frattura al cranio, di un’abrasione al polso e un ematoma a un
polpaccio, quadro compatibile con reati che vanno dalla legittima difesa
all’omicidio preterintenzionale. Oggi però don Vinicio Albanesi, che
con la Caritas in Veritate e le suore ospitava Emmanuel e la moglie, è
il primo a dire che il migrante «è stato ammazzato di botte», perché ha
«osato ribellarsi alle offese».