domenica 17 luglio 2016

il manifesto 17.7.16
Il nuovo soggetto che passa per l’ottobre
di Aldo Carra

Il quadro politico italiano è entrato in fibrillazione. Causa apparente la vittoria del M5S, causa reale il voto “di scopo”, vero vincitore delle recenti elezioni. Un voto mirato a raggiungere un obiettivo preciso: mettere in crisi il Pd e la deriva centralistica di Renzi. Un obiettivo raggiunto stando al dibattito che si è riaperto nel Pd e sui temi delle riforme. Vedremo come evolverà la situazione, ma è certo che si è aperta una fase nuova: il voto ideologico, di appartenenza, stabile e ad alta fedeltà ha ceduto il posto al voto “temporaneo”, al voto “in prestito”, per raggiungere un obiettivo politico utilizzando insieme uno strumento elettorale e un soggetto politico.
Lo strumento è stato il ballottaggio al quale si è fatto ricorso nei principali comuni in una condizione nuova rispetto al passato: un sistema elettorale modellato sul bipolarismo ha operato per la prima volta in una realtà politica nettamente tripolarizzata. Questo fatto ha prodotto una mutazione nel senso di appartenenza/identificazione politica. Se in un sistema bipolare la scelta dell’elettore grosso modo coincide con l’esigenza di essere rappresentati da forze politiche che s’ispirano a una visione della società, progressista o conservatrice che sia, in un sistema tripolare costringere l’elettore a scegliere tra due schieramenti produce un fatto nuovo: circa un terzo di elettori non potendo votare per l’area politica di appartenenza è costretta o ad astenersi oppure a cambiare la natura del suo voto scegliendo chi colpire/penalizzare. L’elettore passa, così, dal voto pro al voto contro ed opta, per essere rappresentato, per una formazione che comunque non lo rappresenta pienamente. Si potrà disquisire quanto si vuole sulla “qualità” di questo voto, sulle dosi di razionalità e di istinto che esso contiene, ma si tratta di un fatto importante e carico di possibili effetti per il futuro che dovrebbe implicare una riflessione più profonda sul sistema elettorale.
Il terzo soggetto
Il ballottaggio si è combinato con uno specifico soggetto politico: il Movimento 5 Stelle. Anzi il Nuovo Movimento 5 Stelle. Perché quello che si è presentato in queste elezioni è stato un movimento impegnato a superare il marchio di origine di forza protestataria e arrabbiata per presentarsi come forza di governo, con volti nuovi, freschi e rassicuranti, soprattutto femminili e offrendosi come veicolo/traghetto aperto ad esuli di sinistra e di destra e, soprattutto, a giovani in cerca di futuro. Adesso esso dovrà passare rapidamente ad una età matura di forza di governo di importanti città italiane, sapersi avvalere di forze esterne e competenze, affrontare i nodi della sua collocazione tra destra e sinistra. Vedremo. Ma dovremo farlo con lenti nuove senza dimenticare che si tratta di un “movimento” con sue peculiarità e non di un partito e tantomeno di sinistra tradizionale (anche se alcuni cominciano a pensare che possa essere più facile che il M5S diventi di sinistra piuttosto che il Pd torni ad esserlo).
Il Pd dopo la sconfitta
Renzi ha capito il cambiamento di fase e ha messo in atto, con l’abilità che gli va riconosciuta, una strategia apparentemente nuova, fatta di aperture e chiusure su temi prima considerati intoccabili. L’uomo è furbo e spregiudicato, non può perdere e per questo è anche pericoloso. Potrebbe giocare anche la carta della destabilizzazione, del dopo di me il diluvio fiancheggiato come già è da Confindustria e istituzioni internazionali, ma per il momento la strategia scelta è quella del disorientamento: aprire e chiudere, utilizzare i fedeli per dichiarazioni tattiche, per azioni di gioco di sponda, tenere le mani libere, occupare tutti gli spazi senza lasciarne ad altri. Così ha già spompato l’opposizione interna che subito dopo il voto si era ricaricata, ha saputo sfruttare gli eventi internazionali e le disgrazie nazionali, e riesce a stare sempre sulla scena relegando gli altri, tutti gli altri, a pendere dalla sua bocca. In estate utilizzerà le feste dell’Unità per aprire in grande la campagna per il Sì, e allora forse capiremo tempi e strategia. Forse, però. Perché per sapere bene cosa accadrà dovremmo aspettare ottobre e la Consulta. Ma soprattutto dovremmo stare dentro la sua testa. Perché così, purtroppo, si è ridotta la politica italiana: un solo attore e tutti spettatori.
La sinistra spettatrice
La miscela esplosiva di ballottaggi e M5S non poteva non scuotere la sinistra che vive una fase di transizione tra Sel in scioglimento e Sinistra Italiana non ancora nata. In questo contesto le elezioni amministrative hanno prodotto il peggio che potevano: ci sono stati i comportamenti più disparati nei vari territori, il nucleo di SI è scomparso dalla scena, le esperienze unitarie tentate hanno raccolto consensi da forza declinante più che da soggetto nascente, i ballottaggi hanno dato il colpo di grazia costringendo gli elettori a scegliere tra Pd, M5S e astensione e frantumando così ciò che ancora restava di questo piccolo mondo. Adesso, anche qui il clima si surriscalda e prevale la voglia di anticipare i chiarimenti e di fare subito i conti programmati per dicembre. Si tratta, a mio parere, di un errore, di un tragico errore. Nelle condizioni date di mancanza di radicamento territoriale si accentuerebbe ancora di più la “leaderizzazione debole” di cui soffriamo, leader che si comportano come tali, ma senza investitura e autorevolezza, mancanza di elaborazione collettiva, il contrario di quello che serviva ed era implicito nel percorso avviato. Di ben altro, invece, ci sarebbe bisogno.
Ci sarebbe bisogno di un Comitato per il No che aggreghi le varie facce della sinistra comprese quelle che ancora si collocano dentro il Pd , che contesti il modello istituzionale ed elettorale nel suo disegno complessivo e che lo faccia prospettando un’altra idea di riforma costituzionale ed elettorale. Ci sarebbe bisogno di una parallela costruzione dal basso di pochissimi pilastri fondamentali per la nuova sinistra da sottoporre a un dibattito nei territori chiamando i coordinamenti territoriali a nascere e dire la loro su alcuni contenuti.
Si tratterebbe, per questo, di fornire brevissime schede di lavoro da sviluppare su pochissimi temi: il reddito di cittadinanza e la sua relazione con attività lavorativa (il tema della sua erogazione in relazione o meno a prestazioni lavorative è uno dei nodi da sciogliere a livello di massa); la redistribuzione del lavoro come chiave per nuova occupazione e una sua articolazione ad esempio per tipologie di lavoro (lavori pesanti) e per fasce di età (favorendo le fasce più vicine alla pensione); la spesa pubblica e la lotta agli sprechi, la relazione con gli investimenti per l’occupazione e una tassazione di scopo dei grandi patrimoni.
Su questi ed altri pochissimi temi si dovrebbe attivare un meccanismo di costruzione collettivo col metodo di Wikipedia (avevo parlato in passato di Wikisinistra) cioè partendo da una scheda minima e facendola arricchire e rielaborare ai territori. Sarebbe un modo per allargare la discussione e intrecciare movimento per il No al referendum e costruzione del nuovo soggetto politico.
Ci saranno la volontà e i soggetti?