Corriere 17.7..16
Il generale dei confini «caldi» e l’ombra di Gülen
di Andrea Nicastro
ISTANBUL
Due mesi fa, come folgorato da una premonizione, Aykdan Erdemir, un ex
deputato riparato a Washington, aveva dichiarato che il presidente
Erdogan era «come un judoka, capace di usare un colpo di Stato per
rafforzare la sua stretta sul potere. I media sotto il suo controllo
stanno pubblicizzando un progetto di golpe proprio perché conviene al
presidente». Era aprile, ora, a golpe sventato, è la stessa idea che tra
mille paure e implorando l’anonimato, sostengono a Istanbul molti
ambienti laici, curdi, di difesa dei diritti umani. Cioè l’opposizione
al presidente. Davanti al colpo di spugna post golpe sono tutti
spettatori impotenti alle iniziative del governo.
I militari Nato
della base aerea di Icirlik, invece, hanno scoperto di essere diventati
ostaggi virtuali da scambiare con il miliardario religioso Fethullah
Gülen, presunto cervello del golpe. Nella base militare internazionale
si commentano i video sui linciaggi dei soldati turchi golpisti:
«Sembrano ragazzini di leva, mandati allo sbaraglio. È così che si fanno
i golpe?».
Chiunque abbia ragione, qualcuno ha mandato quei
«ragazzini» in strada, in tv, sui ponti di Istanbul, al parlamento di
Ankara e secondo la reazione delle forze fedeli al presidente si tratta
di rappresentanti dello «Stato parallelo» diretto da Gülen, il
miliardario oggi residente in Pennsylvania.
Il primo sotto accusa è
il generale Adem Huduti, comandante del secondo corpo d’armata di base a
Malatya, responsabile dei confini bollenti con la Siria, l’Iraq e
l’Iran. Sarebbero in maggioranza i suoi ufficiali e soldati ad essere
scesi nelle strade. Ma è anche sotto la sua responsabilità che petrolio,
armi, rifugiati e foreign fighter sono passati dalla Siria alla Turchia
e vice versa.
Il secondo in ordine di importanza è Akın Öztürk,
un generale quattro stelle dell’aviazione, ex attaché militare
all’ambasciata di Tel Aviv, promosso appena tre anni fa quando Erdogan
realizzò pacificamente la grande purga nelle forze armate contro i
militari legati alla vecchia idea di Atatürk di un esercito guardiano
della laicità. Sono più di 2.800 i militari arrestati, oltre 2.700
magistrati rimossi. Tra questi anche Alparslan Altan, giudice della
Corte costituzionale.