Corriere 11.7.16
Giappone, Abe più forte Ora può cambiare la Costituzione pacifista
Economia in stallo, ma il premier aumenta i seggi
Ora si prepara a fronteggiare Cina e Corea del Nord
di Guido Santevecchi
PECHINO
Gli elettori giapponesi hanno assegnato un altro successo a Shinzo Abe e
nonostante i dubbi sull’esito dell’Abenomics il partito
liberaldemocratico del premier e gli alleati del Komeito celebrano una
vittoria a valanga alla Camera alta del Parlamento. Abe inseguiva una
super-maggioranza dei due terzi dei seggi e con l’appoggio di qualche
senatore di altri partiti conservatori dovrebbe averla. Sarebbe la quota
«magica» per cambiare anche la Costituzione pacifista e poi sottoporla a
referendum. Alle urne è andata poco più della metà dei giapponesi e
quindi il risultato è visto come rassegnazione generale alla mancanza di
alternative fornita dall’opposizione.
Abe guida il Giappone dalla
fine del 2012 e cerca di rivitalizzare la terza economia del mondo,
impantanata in stagnazione e deflazione. Durante la campagna ha
assicurato che il suo obiettivo è proseguire con la spinta riformista,
con l’obiettivo di espandere l’economia dagli attuali 500 trilioni di
yen a 600, vale a dire un Pil da 6 mila miliardi di dollari circa. La ge
nte ha votato per la continuità .
L’Abenomics, diventata un caso
di scuola, è il piano basato su «tre frecce»: politica monetaria
radicale, stimolo di bilancio e riforme strutturali. Avversari e
scettici sostengono che in realtà Abe ha giocato solo su un enorme piano
di «quantitative easing» concordato con la Banca centrale. In un Paese
che fa pochi figli e continua a invecchiare lo Stato spende troppo in
pensioni e sicurezza sociale e invece ancora una volta, il mese scorso,
il premier ha annunciato il rinvio dell’aumento dell’Iva, che servirebbe
proprio a riequilibrare il bilancio gravato da un debito pubblico
pesantissimo. D’altra parte, alzare l’Iva deprimerebbe i consumi
interni. In pratica, dicono i critici, l’unica freccia scoccata da Abe,
quella del «quantitative easing» che ha svalutato lo yen, ha aiutato
solo i grandi gruppi industriali che esportano di più. Il premier ieri
notte ha detto di sentirsi «molto sollevato» e ha promesso di aumentare
ancora la spesa pubblica in «modo aggressivo» per disincagliare
l’economia dalla secca. Si parla di un altro stimolo da 99 miliardi di
dollari in investimenti pubblici.
Ma c’è un altro sogno di Shinzo
Abe che suscita paure e polemiche. È un nazionalista convinto e
l’opposizione lo accusa di essere ossessionato dall’idea di cancellare
la costituzione pacifista del 1947.
Il premier ha cominciato
l’anno scorso con una legge che estende il ruolo delle Forze di Difesa
all’estero e ha messo a bilancio miliardi di dollari di aumento nelle
forniture di armamenti. Ma per riscrivere l’Articolo 9 della
Costituzione, che giudica umiliante perché imposto settant’anni fa dagli
Stati Uniti, gli serve una super-maggioranza di due terzi in entrambe
le camere del Parlamento.
Abe in campagna elettorale si è tenuto
alla larga dal tema revisionista e anche ieri sera è stato cauto: «Il
popolo ha parlato, ma è presto per dire sì o no, ho altri due anni di
mandato, la riforma è un obiettivo che voglio affrontare con calma con
la coalizione».
Che farà allora il leader giapponese? I suoi
alleati del Komeito, partito di ispirazione buddhista, non sono
affascinati dalla rinuncia al pacifismo costituzionale e i sondaggi
dicono che anche il 52% dei giapponesi è fermamente contrario e tra il
26% a favore solo l’11% la ritiene una priorità. Il referendum sarebbe
un azzardo. Ma mentre i giapponesi discutono di pacifismo, la Corea del
Nord ha un arsenale atomico e fa test missilistici minacciando di
incenerire i vicini e la Cina pretende di controllare mari e isole
lontane dalle sue coste.