Corriere 11.7.16
Obiezione di coscienza per le unioni civili
«Non è prevista, si rischiano sanzioni»
ROMA
Non c’è obiezione di coscienza per le unioni civili. I Comuni sono
dunque tenuti a celebrare le nozze. Così si sostiene in un documento di
«Certi Diritti», associazione dei Radicali. Secondo cui, nel nostro
ordinamento, non esiste un generico diritto ad astenersi dallo svolgere
le proprie mansioni, ma soltanto due casi in cui la rinuncia è
concretamente prevista e regolamentata: aborto e sperimentazione
animale. «Quindi, chi fa appello a convincimenti personali, quali che
siano, per rifiutarsi di svolgere le proprie mansioni al di fuori di
queste fattispecie, ne paga le conseguenze, più che altro disciplinari».
Del resto, nel regolamento attuativo della legge Cirinnà del 20 maggio
2016, al primo comma dell’articolo 1, si specifica che «al fine di
costituire un’unione civile, due persone maggiorenni dello stesso sesso
fanno congiuntamente richiesta all’ufficiale dello stato civile del
Comune di loro scelta» che immediatamente la deve verbalizzare. Dunque
non solo il celebrante non deve essere per forza il sindaco che, nel
caso, può sempre delegare il compito al funzionario del Comune. Ma in
fondo al testo il legislatore ha anche ritenuto di precisare che «è
fatto obbligo a chiunque spetti di osservare e fare osservare il
presento decreto». Il che non lascerebbe spazio, secondo le conclusioni
del documento, a nessuna forma di obiezione di coscienza.