Repubblica 29.6.16
I professori no-bonus “A tutti o a nessuno così è un’elemosina”
Da Milano a Napoli cresce la protesta degli insegnanti “Usiamo quel premio per aiutare gli alunni bisognosi”
di Corrado Zunino
ROMA.
Hanno scelto di rifiutare il premio che certifica il loro merito:
nell’anno scolastico appena concluso sono stati buoni maestri, ottimi
professori. I migliori a scuola. Il premio previsto è in denaro: da 200
euro netti ai 1.800 di un liceo a Torino: la discrezionalità con cui le
singole scuole italiane hanno distribuito il bonus è stata totale.
L’iniziativa
del premio allontanato, ultimo orgoglio degli insegnanti italiani, è
nata a Bologna, città all’avanguardia nella protesta contro la Buona
scuola. In maniera spontanea, nell’istituto comprensivo più grande: l’Ic
14 tra Borgo Panigale e Casteldebole, prima periferia. È fatta da
cinque scuole elementari e una media, da 1.358 alunni di cui il 28 per
cento stranieri. Bene, qui 72 docenti su 177 hanno sottoscritto una
“dichiarazione di indisponibilità” al premio sul merito. Poi lo hanno
spiegato. «Siamo contrari al sistema di valutazione introdotto dalla
legge 107 perché comporta uno sterile aumento della competizione
individuale tra gli insegnanti, determina una forte gerarchia e
trasforma la scuola pubblica in un’azienda spingendo i docenti a
uniformare la didattica». La protesta ha assunto anche modalità nobili: i
soldi destinati ai singoli sono stati donati a progetti didattici,
spesso per ragazzi con il passo lento. All’Istituto agrario Serpieri,
sempre a Bologna, quindici insegnanti hanno fatto appello ai colleghi:
«Non presentate la richiesta per il premio». Qui hanno spinto i Cobas.
Al Liceo scientifico Sabin sono stati raccolti 40 ”no”: «A tutti o non
lo voglio». Diversi “rifiuti” sono arrivati alle primarie Romagnoli e
Longhena, al Monte San Pietro, all’Istituto Aldrovandi- Rubbiani. Molti
insegnanti — una minoranza, una larga minoranza — hanno chiesto di non
essere premiati.
Il riconoscimento in euro spesso è considerato
ingiusto, visto che i criteri sono arrivati nel finale dell’anno. Ci
sono 200 milioni di euro in tutta Italia: 23mila euro per istituto, in
media. La scorsa primavera si era infiammata la prima battaglia: su
quali basi si sceglieranno i migliori? La domanda è stata superata con
non poche incongruenze. In alcune scuole si è deciso di dare il denaro a
tutti i docenti che avevano presentato un progetto speciale, in altre
ci si è affidati ai questionari compilati dagli studenti, alle
segnalazioni di colleghi e genitori. Diversi prof sono stati premiati
per aver portato i ragazzi a una mostra il sabato, altri perché
animatori digitali, altri perché avevano trascritto i verbali dei
consigli di classe.
Ora, a scuola chiusa, la bellicosa classe
docente italiana è passata alla fase due: il rifiuto. Una parte, almeno.
Il boicottaggio è diventato massiccio a Milano: prof di istituti del
centro si sono rifiutati in blocco di far parte del comitato di
valutazione. A Firenze i più sindacalizzati hanno suggerito di dividere
il premio con chi si è opposto alle riforme dall’inizio. A Roma si
segnalano rifiuti al Liceo classico Mamiani, quartiere Prati, alla
Claudio Abbado, in centro, e alla Luigi Rizzo della Balduina. Maria Lo
Fiego, insegnante alle medie, ha postato la sua contrarietà su Facebook:
«Un’elemosina». La gran parte dei presidi di Torino ha smussato la
questione dirottando fondi verso il potenziamento dei laboratori. Il
comprensivo Regio Parco, invece, ha scelto di escludere gli insegnanti
con più di venti giorni d’assenza. Il Liceo classico Siotto Pintor di
Cagliari si è spaccato mentre all’Adolfo Pansini di Napoli gli stessi
studenti, in solidarietà, non sono entrati a far parte del Comitato di
valutazione. Premio fermato. Nel 42 per cento delle scuole di Palermo il
bonus sarà assegnato in base a un’autocertificazione presentata dai
docenti. A Parma e Piacenza, sostiene il sindacato Gilda, su 88 istituti
solo un paio hanno già chiarito la faccenda. A Parma, d’altronde, la
raccolta delle firme per il referendum che chiede, tra l’altro,
l’abolizione del premio è arrivata a cinquemila sottoscrizioni.
(hanno collaborato Tiziana De Giorgio, Silvia Dipinto, Arianna Fuccillo, Maria Chiara Perri, Stefano Parola)