mercoledì 1 giugno 2016

Repubblica 1.6.16
Renzi: “Se vinco il referendum resto al massimo fino al 2023”
“Non mi interessano le divisioni interne al Pd, combattiamo per l’Italia”
di Goffredo De Marchis

ROMA. Nel giro elettorale che ieri ha toccato Milano e oggi fa tappa a Roma, Matteo Renzi indica la scadenza per se stesso: se cambio l’Italia, dice, resto fino al 2023 e poi lascio. «Trasformare l’Italia è una responsabilità che toglie il respiro ma questo è il modo che ho scelto per essere me stesso. Se decidessi di votarmi sulla base di quello che leggo sui giornali non mi voterei. Sono tacciabile di arroganza ma è quello che penso quando leggo i giornali». Dunque, il lavoro, a patto che tutto funzioni e che nel 2018 gli italiani lo votino, continuerà ancora ma non a vita. «Introdurremo il principio anglosassone dei due soli mandati e io conto di arrivare al massimo a febbraio 2023. Dopo sarò libero cittadino, io devo cambiare il Paese e non un ufficio», dice il premier.
In quest’ultima settimana di campagna per il comunali, Renzi sembra mettere sullo stesso piano la sfida dei sindaci e il traguardo del referendum costituzionale. Attacca Beppe Grillo accusandolo di dire bugie sul rischio di dover restituire i famosi 80 euro. E poi si rivolge anche al Pd. «Noi combattiamo per l’Italia. Non me ne frega niente delle divisioni interne. Non mi interessano nel mio partito, figuriamoci fuori», sottolinea. Ma l’appuntamento di ottobre, con il carico di significati che lo stesso premier gli ha messo sopra, rimane fondamentale. A un gruppo di giovani chiede una mano per far vincere il Sì. «Abbiamo troppi politici in Italia, la riduzione dei politici in Italia è la priorità per essere credibili fra voi. Noi ne vogliamo eliminare 1 su 3». Renzi definisce «ridicolo» il numero attuale di 945 parlamentari in Italia. «Ma dovete darmi un aiuto - dice - . Poi se la prossima volta volete mandarmi a casa, va bene, si chiama democrazia».
Nel Pd comunque la minoranza non soffia sul fuoco. Oggi Pierluigi Bersani farà campagna con Roberto Giachetti a Roma e Gianni Cuperlo vuole siglare una tregua con Dario Franceschini dopo la sua intervista su Repubblica. «Sono rimasto amareggiato per le parole di Franceschini che è persona che stimo e che conosco da anni, perché avendo detto tutti insieme che dovevamo concentrarsi sulle elezioni amministrative, ho ritenuto un po’ un intervento fuori tempo e fuori contesto quello che ha fatto. Ma l’incidente per me è chiuso». Per il momento va così, ma il confronto è destinato a riaccendersi.