venerdì 17 giugno 2016

Repubblica 17.6.16
Tomaso Montanari
Lo storico dell’arte conferma: “Mi ha chiesto di fare l’assessore nella giunta grillina di Roma” “Giusto che cerchi di riprendersi il Pd, Renzi è un abusivo”
“Sì, Massimo mi ha chiamato per dirmi di stare con la Raggi”
intervista di Tommaso Ciriaco

ROMA. «È vero, mi ha chiamato D’Alema. E mi ha consigliato di fare l’assessore alla Cultura in una giunta della Raggi». Lo storico dell’arte Tomaso Montanari conferma quanto riportato da Repubblica su Massimo D’Alema.
Andiamo con ordine, professore. Tutto nasce perché i grillini pensano a lei come assessore alla Cultura, giusto?
«Esatto. E mi ha fatto piacere che il Movimento abbia costruito una parte importante del programma sulla cultura per Roma partendo dai miei libri».
E qui entra in gioco D’Alema.
Siete amici?
«Abbiamo studiato entrambi alla Normale. Qualche volta ci siamo visti, di certo abbiamo un mondo in comune».
La chiama e cosa le dice?
«In realtà sono state tre telefonate. Come molti, era incuriosito dal fatto che uno come me, di sinistra, venisse chiamato dal M5S».
E poi le consiglia di accettare l’assessorato dalla Raggi? «Abbiamo parlato della grande manifestazione sulla cultura a Roma. Della città. E poi sì, anche della possibilità che io diventassi assessore alla Cultura».
Con la Raggi?
«Sì. E mi ha consigliato di farlo. O meglio, mi ha detto che se avessi accettato avrei di certo fatto bene. Lo diceva non tanto per la Raggi, ma pensando a Roma».
E non le è sembrata una novità politica? D’Alema, tra i big del centrosinistra, che le consiglia di accettare un assessorato dagli arcinemici del Pd.
«A dire il vero era un discorso disteso, ed ampio. Abbiamo ragionato della rottura del rapporto tra l’elettorato di sinistra e il Pd. Entrambi d’accordo, come sul fatto che il Pd di Renzi non fa più parte della foto di famiglia del riformismo europeo».
Perché le consigliava di accettare? Per far perdere Renzi?
«Non penso per fare un dispetto a Renzi. E comunque, lo sanno tutti che una parte importante dei dirigenti del Pd non voterà il partito a queste elezioni...».
Dal colloquio emerge che per voi il Pd non esiste più?
«È difficile continuare a considerare il Pd una forza di sinistra. Penso alla riforma costituzionale. Per una sinistra radicale al 5% e pezzi del Pd diventa naturale guardare al M5S. Qualcosa di simile accade in Spagna. E d’altra parte è un processo in atto da mesi. Sa chi c’era all’evento “Emergenza cultura”? Fassina, Civati, Tocci e i parlamentari grillini».
Lei a Roma chi voterà?
«Votassi a Roma, la Raggi».
E quindi con D’Alema concordate proprio su tutto, dal referendum al Campidoglio?
«Sì. E penso che D’Alema e gli altri dirigenti del Pd debbano dire queste cose pubblicamente. Non per andarsene dal Pd, ma per riprenderselo. Renzi è un abusivo della storia di sinistra».
Perché allora questa reazione da parte dell’ex premier?
«Non capisco, forse è perché siamo alla vigilia di un voto importante - che il Pd perderà - e qualcuno si appresta a indicarlo come capro espiatorio. Cosa bizzarra, perché – lo dico con rispetto – non credo sposti molti voti».
E del rapporto tra M5S e Casaleggio associati cosa pensa?
«Ho definito inquietante questa tendenza dinastico-privatistica. Però mi sembra che il M5S muova lentamente verso altro, non penso che la Casaleggio associati possa controllarli a lungo».