venerdì 17 giugno 2016

Repubblica 17.6.16
La sinistra
Marginale e divisa ma ora scommette sulla sconfitta di Renzi
di Sebastiano Messina

MAI COME in queste elezioni la sinistra radicale ha avuto un ruolo così marginale. Cinque anni fa quest’area esprimeva il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e quello di Cagliari, Massimo Zedda, e faceva parte delle alleanze che vincevano a Torino, a Bologna, a Trieste e poi a Roma. Lo scenario è profondamente cambiato. L’alleanza con il Pd ha resistito solo a Cagliari – ma solo perché anche stavolta il candidato era il vendoliano Zedda – e a Trieste, forse per un soprassalto di coerenza asburgica. A Milano e a Bologna la sinistra radicale si è clamorosamente divisa, mentre a Roma è rimasta orgogliosamente fuori dal vero campo di gioco.
E oggi - a due giorni dai ballottaggi che riguardano le prime quattro città d’Italia, più l’ex roccaforte rossa – questa divisione è diventata ancora più lacerante. Perché se a Milano l’area che comprende Sel, Rifondazione, Possibile, L’Altra Europa e i Comunisti Italiani alla fine si sta schierando con Sala (ma solo «per votare contro chi non si vuol far vincere » come ha detto Basilio Rizzo, candidato sindaco escluso al primo turno) a Torino e a Bologna ha prevalso la linea di una surreale neutralità e a Roma Fassina s’è fatto scappare di preferire la Raggi, prima di rifugiarsi in una diplomatica scelta per la scheda bianca.
La verità è che la sinistra radicale, nelle sue variopinte sigle, ha scelto queste elezioni locali per lanciare il suo primo attacco a Matteo Renzi, evitando di andare fino in fondo solo dove avrebbe dovuto rinnegare i suoi stessi sindaci (Milano e Cagliari). Il suo piano è di vincere comunque, festeggiando sia la sconfitta dei candidati di Renzi, sia il successo di chi ce la farà con il suo appoggio. Ma se le cose non andassero proprio così, il sogno di dar vita a un soggetto forte a sinistra del Pd sfumerebbe per molte lune.