venerdì 10 giugno 2016

Repubblica 10.6.16
Sinistra dem, il 24 la convention “Il premier eviti lanciafiamme”
Bersani ironizza sull’annuncio “bellico” del leader: mi consegno subito Minoranza riunita dopo i ballottaggi. Speranza: lontani dai punti di crisi
di Annalisa Cuzzocrea

ROMA. Mentre in un corridoio della Camera Pier Luigi Bersani metteva su uno dei suoi sorrisi beffardi e — alla minaccia del lanciafiamme renziano — rispondeva: «Mi consegno», i suoi alleati nella minoranza pd preparavano le mosse successive. Perché è vero che nessuno vuole scaldare troppo gli animi in ore decisive per il partito: ai ballottaggi mancano dieci giorni e il rischio di perdere Milano, Roma, perfino Torino, non è mai stato così alto. Ma è anche vero che nell’atteggiamento del segretario gli esponenti di Sinistra riformista, guidati da Roberto Speranza, intravedono un gigantesco errore di prospettiva. Proprio per questo, hanno già fissato il giorno in cui lanceranno la loro sfida al partito a trazione renziana: il 24 giugno, nel weekend successivo al secondo turno, una convention di Sinistra riformista (cui parteciperanno anche Sinistra Dem, la componente guidata da Gianni Cuperlo, e Rete Dem) aprirà la corsa verso il congresso. E di fronte a una sconfitta nei comuni, potrebbe addirittura chiedere di anticiparlo. Ufficializzando la candidatura dell’ex capogruppo alla Camera alla guida del partito.
«Dobbiamo provare a vincere le elezioni amministrative in un clima difficile, non alimentare ulteriori polemiche — dice proprio Roberto Speranza — ma è chiaro che certe affermazioni non aiutano». Quanto al voto: «Il punto di fondo è che la crisi non è passata: c’è un gap tra la voce del Palazzo e la realtà che i cittadini si ritrovano a vivere ogni giorno. Siamo contentissimi che dopo sette anni non ci sia più il segno meno davanti al pil del Paese, ma la crisi economica e sociale c’è. E si vede nel voto delle periferie delle aree urbane e in quello dei giovani sotto i trent’anni. Lì, nell’epicentro della crisi, il Pd non c’è: non rappresenta quei bisogni, non realizza una vera lotta contro le diseguaglianze. Per una forza di sinistra questo è il problema».
C’è poi una questione più interna, di cui parla Davide Zoggia: «A chi si rivolge Renzi quando dice di voler entrare nel partito con il lanciafiamme? Come può giocare da outsider, visto che è il segretario di questo partito da due anni e mezzo? Verrebbe da dire che quell’arma dovrebbe usarla contro coloro che ha messo alla guida e che ci hanno portati fin qui». I fischi di Confcommercio, secondo Zoggia, sono il segno che «la sua spinta propulsiva si sta esaurendo. Il sentimento è cambiato e lo dimostra il voto nelle grandi città. Il premier ha sbagliato alcuni calcoli: non considerando che il centrodestra potrebbe ricompattarsi, tentando di pescare voti in un bacino non suo e abbandonando il progetto originario del Pd».
A tutto questo, si aggiungono le divisioni sul referendum di ottobre. «Le feste dell’Unità — dice Pier Luigi Bersani — non possono essere utilizzate per fare campagna in favore del sì». L’ex segretario continua a considerare il combinato disposto riforme-nuova legge elettorale un pericolo da evitare in ogni modo: «Quest’Italicum è un inno al trasformismo, non l’ho votato, mi possono anche cacciare ma continuerò a dire che è una legge sbagliata. Servono modifiche, come il doppio turno di collegio, altrimenti si creeranno listoni senza identità in cui varrà solo il principio: “Franza o Spagna purché se magna”».