La Stampa 3.6.16
Referendum, la corsa di Renzi per battere il giudizio sull’Italicum
Il premier vorrebbe votare il 2 ottobre prima della sentenza della Corte
di Fabio Martini
È
partito con un anticipo inaudito, ma ora Matteo Renzi ha fretta. In
vista del referendum istituzionale che si terrà in autunno, il
presidente del Consiglio ha lanciato la campagna elettorale più lunga
della storia della Repubblica, partendo con sei mesi di anticipo e
martellando quotidianamente sul tema. Ma al tempo stesso Renzi punta a
celebrare il referendum il prima possibile: «Spero si voti il 2
ottobre», ha detto l’altra sera, partecipando all’ultima puntata di
«Virus», il talk show di Raidue, che è anche la prima trasmissione
cancellata, dalla dirigenza renziana della Rai. dal palinsesto del
prossimo anno.
Non è la prima volta che Renzi allude al 2 ottobre,
ma stavolta ha accompagnato l’indicazione di quella data con un
auspicio. Renzi spera vivamente che si voti nella prima domenica di
ottobre, anziché il 16, o il 23, come pure era stato fatto trapelare. A
palazzo Chigi puntano decisamente sul 2 ottobre, una data che
consentirebbe al governo di celebrare il referendum prima di due
appuntamenti ritenuti influenti: il 4 ottobre si riunirà la Corte
Costituzionale per l’esame di costituzionalità di alcune parti della
nuova legge elettorale, mentre entro il 15 ottobre il governo è tenuto a
presentare in Parlamento il disegno di legge di Stabilità, passaggio
proverbialmente critico per tutti i governi.
Nel caso della
Consulta non è detto che le decisioni che verranno assunte, nella seduta
convocata a partire dal 4 ottobre, debbano necessariamente «macchiare»
la campagna referendaria del governo, ma la possibilità esiste. La prima
decisione dei giudici della Corte riguarderà l’ammissibilità o meno del
ricorso, a suo tempo presentato da Felice Besostri, già protagonista
della battaglia contro il Porcellum, poi dichiarato incostituzionale
dalla Consulta. Dei 13 motivi di incostituzionalità proposti, sei sono
stati fatti propri dal giudice nell’ordinanza di rimessione, ma ancor
prima del merito, la Corte dovrà dirimere una questione preliminare: i
ricorsi infatti sono stati presentati prima della data di applicazione
dell’Italicum, il primo luglio 2016, e dunque la Consulta dovrà
pronunciarsi anzitutto sulla ammissibilità del ricorso, se esista o meno
un difetto di rilevanza. Certo, se la questione fosse superata e la
Corte dovesse poi definire alcuni profili di incostituzionalità
dell’Italicum, la data di celebrazione del referendum avrebbe una sua
rilevanza. Una pur parziale bocciatura della Consulta di una delle leggi
«renziane» pochi giorni prima della consultazione referendaria,
potrebbe avrebbe effetti di immagine sulla campagna elettorale del «sì».
E oltretutto, per quanto Renzi abbia dimostrato qualità speciali nel
confezionare leggi di Stabilità indolori, a palazzo Chigi si preferisce
evitare una eccessiva prossimità del voto referendario con la
presentazione della Finanziaria.
Dunque, mission 2 ottobre. Ma per
votare in quella domenica, bisognerà fare le corse, mettendo sotto
stress tutto «l’indotto» istituzionale. Entro il 15 luglio dovranno
essere formalizzate le richieste di referendum sulla riforma
costituzionale. A questo punto entrerà in gioco la corte di Cassazione
chiamata a valutare il soddisfacimento formale dei requisiti e decidere
l’ammissibilità. L’ufficio centrale per il referendum dell’organo
giurisdizionale ha un mese di tempo per esprimersi e potrebbe consumarlo
tutto, considerando la quantità delle richieste e l’obbligo di
verificare ogni singola firma.
Ma se la Cassazione si dovesse
prendere tutto il mese concesso dalla legge, il timing auspicato dal
governo potrebbe saltare. Se la Cassazione trasmetterà il suo via libera
a metà agosto, a quel punto il consiglio dei ministri sarà chiamato a
proporre una data per la celebrazione del referendum nei successivi
50-70 giorni. Con questa tabella di marcia si rischierebbe di by-passare
il 2 ottobre: ecco perché si può immaginare che venga esercitata dal
governo una informalissima moral suasion sulla Cassazione, affinché
assolva il suo compito nel minor tempo possibile.