La Stampa 28.6.16
“Persino gli arabi meglio degli europei”
Lo sfogo di Bibi sulle critiche a Israele
Il
primo ministro a Roma vede Renzi e l’americano Kerry. Si parla di Isis
ma soprattutto del gas naturale di Leviathan che Eni porterà fino in
Egitto
di Francesco Bei
Il Grande Gioco del gas
nel Mediterraneo orientale, che si è riaperto alla grande dopo l’accordo
annunciato ieri a Roma fra Israele e la Turchia, potrebbe avere anche
l’Italia – attraverso l’Eni - tra i giocatori principali. È una delle
novità emerse dall’incontro di un’ora a palazzo Chigi tra Renzi e il
primo ministro israeliano Bibi Netanyahu. Un faccia a faccia che è
girato intorno a quattro dossier caldi: il pericolo che l’Isis faccia
breccia in Nord-Africa, le nuove tecnologie avanzate da mettere in campo
contro il terrorismo, il maggiore impegno dell’Eni nello sfruttamento
dei giacimenti di gas israeliano e, infine, la campagna «Bds» di
boicottaggio contro Gerusalemme che sta investendo con sempre maggior
forza alcuni paesi dell’Europa occidentale.
Dopo aver illustrato a
Renzi, come aveva fatto a villa Taverna con il segretario di Stato John
Kerry, i contenuti dell’accordo con i turchi che mette fine ad anni di
confronto diplomatico con Ankara (la vicenda della nave turca Mavi
Marmara abbordata dai commando israeliani che uccisero dieci attivisti
pro-palestinesi), Netanyahu ha messo i piedi nel piatto. Partendo da un
dato di fatto. Israele, spiegano fonti del governo di Gerusalemme, è una
«risorsa primaria» per le informazioni che fornisce ai Servizi dei vari
paesi europei. Informazioni di prima mano passate alla nostra
intelligence per prevenire attacchi anche sul suolo italiano. «E questo
Renzi lo ha apprezzato». Ma Israele, ha aggiunto il primo ministro, è
anche un baluardo per prevenire l’espansione del Califfato sulle coste
del Nord-Africa. «Isis - osserva una fonte presente all’incontro - è
riuscita a influenzare negativamente la vita di 40 milioni di persone
tra Siria e Iraq, ma se riuscirà ad affermarsi in Nord Africa e potrà
coinvolgere altri 100 milioni di persone, ci saranno immense conseguenze
per l’Europa. Perché questi profughi arriveranno da voi». Con la
proverbiale ruvidezza del linguaggio, Bibi nei suoi colloqui romani non
si è lasciato sfuggire l’occasione per una severa critica nei confronti
degli europei per come si relazionano con Israele. Dopo aver perso con
la Brexit la sponda amica dell’Inghilterra, il pericolo per Israele è
infatti che si intensifichino le critiche e le prese di posizione
pro-palestinesi. «Noi certamente non siamo perfetti, ma l’atteggiamento
degli europei – dice un diplomatico israeliano riassumendo il pensiero
del primo ministro - è stato terribilmente ingiusto nei nostri
confronti, che restiamo l’unica democrazia in Medio Oriente. Persino gli
arabi hanno cambiato atteggiamento nei nostri confronti, ma non gli
europei». Eppure, vista con gli occhi del governo di Gerusalemme, la
questione è di semplice convenienza: è Israele che, difendendosi,
«contribuisce a rendere sicuri anche i fianchi dello schieramento
anti-Isis e, facendo questo, di riflesso difende anche la sicurezza
europea».
Quanto alla campagna Bds (Boicottaggio, disinvestimento,
sanzioni), i due leader ne hanno discusso, ma Netanyahu non si mostrato
particolarmente preoccupato per i suoi riflessi economici. Israele, ha
detto a Renzi, ormai è alla pari con la Silicon Valley sull’innovazione.
Nella cybersicurezza attrae il 20% degli investimenti mondiali, è
leader nei big data, nella genetica, nelle attrezzature mediche. Persino
nell’industria dell’automobile contende a Google la supremazia sul
software che condurrà le future macchine senza guidatore. Ma Bds fa male
sul piano politico e culturale. Così Renzi ha promesso che sarà in
visita a Gerusalemme il prossimo dicembre e si farà accompagnare da una
nutrita delegazione di rettori e professori italiani per spezzare
l’isolamento accademico.
Infine il gas. Il giacimento Leviathan,
un mostro da 450 miliardi di metri cubi di riserve, già oggi ha le
potenzialità per trasformare lo Stato ebraico in esportatore, attraverso
la Turchia, fino alle case degli europei. Le infrastrutture di
liquefazione Eni ad Alessandria consentiranno presto al gas israeliano
di arrivare in Egitto. Ma per l’azienda italiana, ha detto Netanyahu a
Renzi, il campo è aperto per nuovi investimenti. E ci sono possibilità
di ricerca e prospezione per altri giacimenti. Proprio questa
«diplomazia del gas» sta consentendo a Israele una agibilità politica a
tutto campo, capace non a caso di rifornire contemporaneamente avversari
irriducibili come l’Egitto e la Turchia.
A margine della visita
di Netanyahu si è infine alzato il sipario sul nuovo ambasciatore a Roma
in arrivo a luglio. Dopo il ritiro di Fiamma Nirenstein il prescelto
alla successione di Naor Gilon sarà Ofer Sachs. Un ambasciatore non di
carriera dunque che, secondo la stampa israeliana, libererà il posto di
direttore dell’Istituto per l’esportazione dove Bibi vuole piazzare un
alto papavero del Likud.