La Stampa 24.6.16
Maggioranza battuta in Senato
Alfano non tiene i suoi senatori
Centristi divisi sul governo. E Verdini manda un “pizzino” al premier
di Amedeo La Mattina
Con
il partito diviso tra chi vuole tornare con Berlusconi e chi rimanere
anche in futuro con Renzi, che garanzie può dare Alfano al premier? Il
presidente del Consiglio, già alle prese con una sinistra interna pronta
a non votare più la fiducia, di fatto non ha più la maggioranza al
Senato. Ieri un esempio concreto: governo battuto in aula su un
emendamento di Fi in materia di lotta al terrorismo. Una questione non
vitale per Palazzo Chigi (l’emendamento degli azzurri aumenta le pene
per chi si macchia del reato di terrorismo nucleare). Ma il problema è
che a votare con l’opposizione sono stati 9 senatori Ncd dei 16
presenti: 15 erano assenti. Solo 5 hanno votato l’emendamento del
governo e 2 si sono astenuti. Contro pure i senatori di Ala. «Il primo
pizzino di Verdini a Renzi», dice sarcastico Brunetta. Insomma Palazzo
Madama torna ad essere il vulcano sul quale è seduto Renzi ma anche
Alfano che non riesce a tenere unito il gruppo dei senatori guidato da
Schifani pronto a passare all’appoggio esterno.
È il primo passo
per il ritorno all’ovile berlusconiano. Schifani parlerà esplicitamente
alla riunione del gruppo giovedì prossimo. Sarà l’appuntamento dove le
divisioni del piccolo partito di Alfano verranno squadernate. Lo stesso
accadrà contemporaneamente al gruppo della Camera dove ci sono coloro
che mai torneranno nel centrodestra, come Cicchitto e Pizzolante.
Quest’ultimo accusa il partito (in particolare Lupi, anche lui in
transito verso il centrodestra) di avere sbagliato tutto, di essere
rimasti nella «terra di nessuno». Pizzolante vorrebbe la nascita di una
nuova forza alleata stabilmente con Renzi. «Se nelle prossime settimane
non ci sarà un chiarimento, lascio il partito», annuncia il deputato di
Rimini che in questa città ha dato vita a una lista civica a sostegno
del candidato Pd, ottenendo il 15%. Per lui questo è l’esempio da
seguire.
Al Senato, per motivi opposti, un piede fuori ce l’hanno
Schifani e alcuni senatori come Azzolini ed Esposito, ma anche il
sottosegretario Gentile. Esposito parla di «irrilevanza elettorale del
partito». «Lupi ha annunciato che dopo il referendum Ncd uscirà dal
governo. Ma non vorrei che questi annunci fossero soltanto un pretesto
per guadagnare tempo. Ad ottobre - ricorda Esposito - si dovrà votare la
finanziaria. Cosa farà Ncd? L’approvazione del bilancio dello Stato
sarà una scusa ulteriore?».
Cosa farà Alfano? Come potrà garantire
al premier la maggioranza in queste condizioni? Verdini si frega le
mani: il suo valore aggiunto al Senato (e non nelle urne) diventa oro.
Alfano consiglia di portare a termine la riforma costituzionale e il
referendum. Ha bisogno di convincere Renzi a cambiare l’Italicum con il
premio di maggioranza alla coalizione: così potrà schierare il nuovo
soggetto politico centrista accanto alle bandiere del Pd. «E chi vuole
tornare con Berlusconi, accanto a Salvini e Meloni, si accodi. Auguri»,
dice il sottosegretario Giuseppe Castiglione.