sabato 25 giugno 2016

La Stampa 24.6.16
Maggioranza battuta in Senato
Alfano non tiene i suoi senatori
Centristi divisi sul governo. E Verdini manda un “pizzino” al premier
di Amedeo La Mattina

Con il partito diviso tra chi vuole tornare con Berlusconi e chi rimanere anche in futuro con Renzi, che garanzie può dare Alfano al premier? Il presidente del Consiglio, già alle prese con una sinistra interna pronta a non votare più la fiducia, di fatto non ha più la maggioranza al Senato. Ieri un esempio concreto: governo battuto in aula su un emendamento di Fi in materia di lotta al terrorismo. Una questione non vitale per Palazzo Chigi (l’emendamento degli azzurri aumenta le pene per chi si macchia del reato di terrorismo nucleare). Ma il problema è che a votare con l’opposizione sono stati 9 senatori Ncd dei 16 presenti: 15 erano assenti. Solo 5 hanno votato l’emendamento del governo e 2 si sono astenuti. Contro pure i senatori di Ala. «Il primo pizzino di Verdini a Renzi», dice sarcastico Brunetta. Insomma Palazzo Madama torna ad essere il vulcano sul quale è seduto Renzi ma anche Alfano che non riesce a tenere unito il gruppo dei senatori guidato da Schifani pronto a passare all’appoggio esterno.
È il primo passo per il ritorno all’ovile berlusconiano. Schifani parlerà esplicitamente alla riunione del gruppo giovedì prossimo. Sarà l’appuntamento dove le divisioni del piccolo partito di Alfano verranno squadernate. Lo stesso accadrà contemporaneamente al gruppo della Camera dove ci sono coloro che mai torneranno nel centrodestra, come Cicchitto e Pizzolante. Quest’ultimo accusa il partito (in particolare Lupi, anche lui in transito verso il centrodestra) di avere sbagliato tutto, di essere rimasti nella «terra di nessuno». Pizzolante vorrebbe la nascita di una nuova forza alleata stabilmente con Renzi. «Se nelle prossime settimane non ci sarà un chiarimento, lascio il partito», annuncia il deputato di Rimini che in questa città ha dato vita a una lista civica a sostegno del candidato Pd, ottenendo il 15%. Per lui questo è l’esempio da seguire.
Al Senato, per motivi opposti, un piede fuori ce l’hanno Schifani e alcuni senatori come Azzolini ed Esposito, ma anche il sottosegretario Gentile. Esposito parla di «irrilevanza elettorale del partito». «Lupi ha annunciato che dopo il referendum Ncd uscirà dal governo. Ma non vorrei che questi annunci fossero soltanto un pretesto per guadagnare tempo. Ad ottobre - ricorda Esposito - si dovrà votare la finanziaria. Cosa farà Ncd? L’approvazione del bilancio dello Stato sarà una scusa ulteriore?».
Cosa farà Alfano? Come potrà garantire al premier la maggioranza in queste condizioni? Verdini si frega le mani: il suo valore aggiunto al Senato (e non nelle urne) diventa oro. Alfano consiglia di portare a termine la riforma costituzionale e il referendum. Ha bisogno di convincere Renzi a cambiare l’Italicum con il premio di maggioranza alla coalizione: così potrà schierare il nuovo soggetto politico centrista accanto alle bandiere del Pd. «E chi vuole tornare con Berlusconi, accanto a Salvini e Meloni, si accodi. Auguri», dice il sottosegretario Giuseppe Castiglione.