La Stampa 1.6.16
Hillary scopre l’incubo California
Cancellati i comizi in New Jersey, Clinton vola a Ovest dove Sanders la insidia
di Paolo Mastrolilli
Hillary Clinton cambia programma, e rinuncia in corsa a tenere i comizi già previsti nel New Jersey, per tornare a fare campagna in California. Una decisione motivata dal rischio di perdere questo stato il 7 giugno, che conferma la sua debolezza elettorale, non solo contro Bernie Sanders.
In teoria, a questo punto delle primarie il discorso per la nomination democratica doveva essere già chiuso da tempo. Hillary resta la favorita, anche perché Bernie non ha molte possibilità matematiche di colmare il suo vantaggio nel totale dei delegati conquistati finora. L’ex first lady però non ha ancora superato la soglia che renderebbe automatica la sua vittoria, e quindi il senatore del Vermont continua ad attaccarla, nella speranza di spingere i super delegati ad abbandonarla, o quanto meno di condizionare il suo programma spostandola verso le proprie posizioni.
Il 4 e il 5 giugno si voterà alle Virgin Islands e a Porto Rico, ma il voto finale e decisivo sarà quello del 7 giugno. La Clinton si stava preparando a questa sfida con una serie di eventi in New Jersey, in programma oggi e domani, ma ha deciso all’improvviso di cancellarli. Invece tornerà in California, dove ieri ha ricevuto l’appoggio del governatore Brown, per fare campagna fino alla vigilia del voto. Il motivo è evidente. Il New Jersey è uno stato più piccolo, dove i sondaggi la danno in solido vantaggio. La California invece è lo stato più popolato e pesante del Paese, e secondo diversi rilevamenti Sanders la insidia.
Secondo i calcoli di Nate Silver, l’analista fondatore del sito Fivethirtyeight, Hillary raggiungerà la soglia dei delegati che renderà automatica la sua nomination prima ancora che in California si contino le preferenze. Le basterà infatti ottenere il 40% dei delegati nel New Jersey, dove le urne chiuderanno tre ore prima della West Coast. Perdere lo stato più popolato del Paese, però, darebbe un grave segnale di debolezza in vista delle elezioni generali di novembre, e quindi la Clinton ha deciso di cambiare in corsa i suoi programmi per evitare questa umiliazione.
Anche se ci riuscirà, anche se come prevede Silver conquisterà la nomination prima ancora del risultato californiano, la sua debolezza come candidato ormai è un fatto innegabile. Nel 2008 aveva perso contro Obama, un fuoriclasse delle campagne elettorali col fascino della novità assoluta: oggi sta faticando contro un socialista settantenne. Non ha convinto i giovani e i bianchi della classe media, e ha persuaso le donne solo a metà. Viene percepita come un’esponente dell’establishment, e questo la mette in posizione di svantaggio anche rispetto “all’outsider” Trump. Forse alla fine vincerà la California, ma la coalizione per vincere a novembre è ancora tutta da costruire.