La Stampa 13.6.16
Rcs, ora la sfida entra nel vivo
Cairo punta sulla sua capacità di far business. Bonomi sul prezzo e sulla crescita
di Francesco Spini
L’appuntamento
ora è a Piazza Affari, dove parte la disfida per il controllo di Rcs,
il gruppo editoriale che pubblica, tra gli altri, il Corriere della Sera
e la Gazzetta dello Sport. Nell’arena scende per primo Urbano Cairo,
l’imprenditore che vuole replicare anche in via Rizzoli la cura che ha
utilizzato per La7 e per la Giorgio Mondadori: la sua offerta parte oggi
e termina l’8 luglio, salvo probabili proroghe.
Tra una settimana
- fino al 15 luglio - toccherà invece all’Opa di International Media
Holding, cordata che annovera il patron di Investindustrial, Andrea
Bonomi, insieme con azionisti storici di Rcs come Diego Della Valle,
Mediobanca, Unipol e Pirelli. C’è un terzo concorrente da battere, il
mercato. Vediamo perché.
Questione di prezzo
Le due offerte
sono molto differenti tra di loro. Cairo, il primo a prendere
l’iniziativa, ha presentato un’Ops, un’offerta pubblica di scambio.
Propone 0,12 azioni della sua Cairo Communication in cambio di ogni
titolo Rcs. Ai prezzi di venerdì Rcs viene valutata così 0,54 euro, ma
solo in teoria: alla fine l’investitore si troverà in tasca sempre dei
titoli. Al contrario Bonomi e soci hanno lanciato un’Opa, un’offerta
d’acquisto, e offrono 0,70 euro in contanti per ciascun titolo.
Sono
offerte generose? Nessuno dei due contendenti supera il valore in Borsa
di Rcs che - sulle attese di una battaglia - veleggia a 0,77 euro,
comunque a livelli bassi rispetto agli oltre 4 euro a cui viaggiava 4
anni fa. Il cda Rcs, nel giudicare negativamente l’offerta di Cairo (ma
il confronto varrà anche quando si tratterà di dare un parere sull’Opa
di Bonomi e soci), riporta tre distinte analisi: l’esperto indipendente,
professor Roberto Tasca attribuisce al titolo Rcs un valore che va da
un minimo di 0,80 a un massimo di 1,13 euro. Secondo Unicredit invece
vale tra 0,86 e 1,26 euro, per Citi tra 0,93 e 1,31 euro.
Ecco
perché, senza rilanci (che sono possibili per entrambi, a cominciare da
Cairo che ha tempo fino a venerdì per rivedere i termini) il concorrente
più temibile è il mercato: a questi prezzi molti potrebbero starsene
alla finestra.
La sfida industriale
Cairo, da un punto di
vista finanziario, parte svantaggiato, il prezzo che offre è più basso.
Al di là di ritocchi al rialzo, l’editore torinese vuole però convincere
i risparmiatori con argomenti più industriali che finanziari. Aderendo
all’Ops, è il suo ragionamento, l’investitore non abbandona la partita
perché, da un’altra prospettiva (quella della Cairo Communication),
parteciperà della ristrutturazione di Rcs che, in futuro, potrà essere
fusa con la stessa azienda editoriale di Cairo.
Mr La7 punta
anzitutto su un’accelerazione dei risparmi, 140 milioni in tre anni,
facendo leva su sinergie e razionalizzazioni a partire dai centri stampa
e distribuzione. Dal punto di vista dei ricavi, per la crescita mira a
lanciare nuovi prodotti in Spagna e in Italia, dove rilancerebbe
periodici come Oggi e Sette, oltre ad allargare il giro d’affari di
eventi sottovalutati quali il Giro d’Italia.
Da parte di Bonomi e
soci, invece, il prezzo, per convincere gli investitori a consegnare i
titoli (si punta ad almeno il 66,70%, ma basterebbe il 30% più
un’azione), è centrale. Il loro è un sostanziale appoggio all’attuale
vertice cui però si chiede uno sforzo in più per sviluppare le attività
collaterali, come l’organizzazione di eventi e convegni, lo Sport e le
News, anche a colpi di acquisizioni all’estero.
La spinta
ulteriore sta nella disponibilità manifestata dai soci storici di fare
la propria parte in un eventuale aumento di capitale fino a 150 milioni e
andare anche oltre pur di creare un campione multimediale
internazionale.