Il Sole Domenica 12.6.16
Realismo / 2 - Maurizio Ferraris
La realtà come emergenza etica
di Anna Li Vigni
Aristotele
utilizza due metafore per spiegare il fenomeno della percezione e del
formarsi del pensiero. La prima è quella del sigillo che imprime una
figura nella cera: ovvero le sensazioni imprimono nell’anima l’essenza
di ciò che viene percepito. Si tratta di un atto di iscrizione su una
tabula. La seconda è quella del soldato che, mentre fugge insieme al suo
esercito in rotta, si arresta, provocando la frenata inattesa di chi
corre dietro di lui: ovvero dopo un lungo sedimentarsi di impressioni
sensibili, l’anima prende coscienza e, intenzionalmente, frena il flusso
di sensazioni e ne crea concetti astratti e categorie.
Due
immagini che ci dicono due cose importanti. Che alla base della realtà
v’è la registrazione e dunque la memoria: una memoria che è innanzitutto
materiale, come evidenziato dai crateri rilasciati dall’urto di
meteoriti, o dalle cicatrici indelebili impresse sulla pelle. E che v’è
continuità tra la passività della percezione e l’attività del pensiero: è
dall’iterazione passiva delle percezioni di eventi esterni a noi che
scaturisce in noi l’attività del pensiero. Il pensiero e i suoi
significati nascono dalla realtà materiale: succedono, non precedono,
gli eventi della realtà con cui interagiamo.
Questo il tema
centrale del saggio di Maurizio Ferraris, Emergenza. Un piccolo
straordinario libro, che affronta la grande Questione: l’ontologia. Ed
elabora una teoria ontologica che diviene poi epistemologica, quindi
etica e infine drammaticamente politica. Il titolo gioca sull’ironica
ambiguità del termine: l’emergenza evoca l’urgente necessità della
filosofia contemporanea di fare i conti con la Realtà; ma emergenza è
anche la definizione di ciò che “emerge”, cioè il venire a essere degli
individui e degli eventi reali. «Il genere di questo libro è
speculativo. Nel mio vocabolario, come in quello della maggior parte dei
miei contemporanei, non è un complimento. Ma non sono sicuro che di ciò
di cui non si può parlare si debba tacere». Di cosa non può tacere
Ferraris? Della diffusa confusione tra ontologia ed epistemologia,
retaggio dell’idealismo trascendentale di kantiana memoria, mai
scomparso dall’orizzonte filosofico al punto da influenzare sia la
filosofia analitica sia, e soprattutto, il pensiero postmoderno.
L’ontologia
riguarda la realtà, la cui essenza è del tutto indipendente da noi.
L’epistemologia riguarda invece ciò che sappiamo della realtà, il che
non dovrebbe avere alcun influsso sull’essenza stessa della realtà. Ma
purtroppo, una delle più diffuse forme di «fallacia trascendentale», il
costruttivismo, insiste nel ritenere che sia il pensiero a dare
significato al mondo e non, come sarebbe giusto, il contrario: sicché,
ad esempio, senza possedere lo schema concettuale di dinosauro, non
riusciremmo a vedere un dinosauro se mai ne avessimo uno di fronte.
Una
simile concezione anti-realistica del mondo si basa su quello che
Ferraris definisce «significato pentecostale», secondo il quale sarebbe
l’Io penso – un pensiero scorporato, immateriale, calato dall’alto - a
formare il mondo: una visione a dir poco tracotante, che fa dell’essere
umano una divinità capace, con la sola potenza del logos, di chiamare a
essere le cose. Secondo una più umile, e umana, visione «emergenziale»,
invece, la realtà è tutt’altro che frutto del nostro pensiero: essa ci
precede e continua a esserci dopo di noi, a prescindere dal fatto che la
si conosca. Essa ci resiste e costituisce per noi un attrito perenne.
Gli
individui reali che la compongono – altri esseri umani, gatti, virus,
tavoli, oppure oggetti sociali come denaro, matrimoni, ecc. – hanno
tutti le stesse caratteristiche: ognuno di essi è esterno a noi,
inemendabile, e il suo interagire con noi è irrevocabile. In Emergenza
si trovano ampliati temi già ferrarisiani quali la registrazione, la
documentalità, la mobilitazione. L’evoluzione viene letta come un lento e
lunghissimo processo di «registrazione, iterazione e alterazione»:
basti pensare al DNA, a come esso si fondi su un’iscrizione, e a come la
sua alterazione dipenda dall’iterazione di alcune modifiche imposte
alla specie a partire da un singolo individuo.
Anche la realtà
sociale umana è frutto di un lungo sedimentarsi di registrazioni che
hanno formalizzato in vivere civile comportamenti animali perpetratisi
per decine di migliaia di anni. Dalle pitture rupestri di Lascaux agli
algoritmi del web, è la tecnologia la forma umana che ha trasformato in
significato l’esperienza del mondo (da qui la doppia valenza del termine
“senso”, inteso sia come sensibilità sia come significazione); ed è la
tecnologia lo strumento, fatto principalmente di registrazioni, che
trasmette le regole del vivere. Non è vero - così Ferraris – che la
tecnologia aliena l’uomo: al contrario, rivela l’uomo a se stesso, ne
rivela la vera natura, che non è pura e virtuosa – come vorrebbe
l’idealismo – bensì è una natura costituita da individui deboli,
sottomessi, disposti a farsi mobilitare dal potere.
L’immagine di
una società fondata sull’intenzionalità collettiva e sulla cooperazione è
edulcorata e falsificante della vera realtà antropologica: l’uomo che
si dispone alla servitù volontaria ed è sempre pronto al conflitto. Per
questo l’emergenza tecnologica contemporanea, il Web, diviene una
rivelazione della condizione attuale dell’umanità occidentale,
servilmente mobilitata.
Tuttavia permane una speranza. Esiste un
margine di libertà, per i singoli individui, ed è quello di scegliere
intenzionalmente di cambiare rotta rispetto alle consuetudini imposte e
accettate; è l’arrestarsi del soldato che fa sbaragliare l’esercito.
Si
tratta di «azioni esemplari» isolate, la cui forza potrebbe indurre gli
altri all’imitazione e quindi – a lungo andare – anche al cambiamento
dell’intero sistema. La scelta morale deve essere una reazione pratica
individuale all’emergenza di eventi reali, e non la disquisizione
teorica di idee fini a se stesse. L’emergenza non è solo ontologica, è
anche e soprattutto etica. Per cambiare la realtà, è dalla realtà che
bisogna partire.
Maurizio Ferraris, Emergenza , Einaudi, Torino, pagg. 128, €12