Il Sole 8.6.16
L’omicidio in Egitto. Norma inglese consente di
non rivelare dettagli su lavori accademici - Anche la tutor dello
studente non risponde ai pm
Cambridge: «Gli studi di Regeni sono segreti»
No alla Procura di Roma: l’ateneo classifica «confidenziale» la ricerca sui sindacati indipendenti
di Ivan Cimmarusti
Roma
Lo studio sui sindacati indipendenti egiziani di Giulio Regeni è
«confidenziale». È una specie di facoltà di non rispondere, quella di
cui si avvale l’Università di Cambridge, interpellata con rogatoria
internazionale dalla Procura della Repubblica di Roma nell’inchiesta sul
sequestro e omicidio del ricercatore, avvenuti tra gennaio e febbraio
scorsi al Cairo.
L’ateneo britannico si nasconde dietro
un’apposita norma, che consente di non rivelare dettagli su particolari
lavori didattici. Un diniego che pone un interrogativo: da cosa deriva
questa segretezza? Al momento non c’è una risposta chiara. Ma solo il
sospetto – smentito in passato dallo stesso mondo accademico inglese –
che il lavoro didattico di Giulio potesse finire anche sulle altre
scrivanie oltre quella della docente di Cambdridge Maha Abdelrahman,
egiziana trapiantata nel Regno Unito e definita una dissidente al
governo di Al Sisi. La stessa professoressa, che col 28enne di Udine
aveva una corrispondenza concentrata sui sindacati indipendenti,
organismi fortemente contrastati dal governo egiziano, non ha voluto
rispondere alle domande dei magistrati, proprio in virtù di quella norma
che permette il silenzio.
Il procuratore capo Giuseppe Pignatone e
il sostituto Sergio Colaiocco hanno, però, definitivamente sconfessato
la tesi secondo cui Regeni fosse stato assoldato in prima persona da
organizzazioni estere di intelligence. Colaiocco – che ha eseguito la
rogatoria in Inghilterra assieme al Ros, al comando del generale
Giuseppe Governale, e dello Sco, diretto da Renato Cortese – ha passato
al setaccio il conto di Giulio in una banca britannica. All’interno
poche migliaia di euro provenienti da soggetti individuati che, quindi,
escludono un rapporto lavorativo dubbio.
Resta l’interrogativo sui
motivi del rifiuto di Cambridge di fornire informazioni sullo studio di
Giulio. Una ricerca scomoda, hanno testimoniato alcuni compagni inglesi
agli inquirenti italiani, attorno alla quale – è l’ipotesi
investigativa – sarebbero sorti i malumori di apparati di sicurezza
egiziani. Per questo le informazioni su quel lavoro potrebbero aiutare
gli inquirenti a chiarire il movente del sequestro e dell’omicidio.
Nella
ricostruzione della vicenda, infatti, assume rilievo il rapporto che il
ricercatore di Udine aveva stretto con i sindacati indipendenti, che
dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 sono stati emarginati dalle
istituzioni egiziane. In particolare, Giulio dialogava con Mohamed
Abdallah, il capo di quegli organismi, cui aveva promesso di devolvere i
10mila euro che avrebbe ricevuto dalla Fondazione britannica Antipode
come finanziamento per la sua ricerca. Sarebbe stato questo denaro a far
precipitare gli eventi. La legge egiziana, infatti, non permette
finanziamenti esteri ai sindacati indipendenti. E attorno a questa
problematica sarebbe nato un duro scontro con Abdallah, il quale avrebbe
preteso lo stanziamento.
A questo si aggiunga un altro fatto:
all’indomani del ritrovamento del corpo di Giulio (il 3 febbraio
sull’autostrada che collega Alessandria con il Cairo), il capo dei
sindacati ha rilasciato una dichiarazione alla stampa. Ha detto che
Regeni «mi ha offerto soldi per ottenere informazioni sui sindacati».
Particolare, questo, smentito dalle email inviate da Giulio a Hoda
Kamel, del Centro egiziano per i diritti economici, un mese prima della
scomparsa, avvenuta il 25 gennaio, in cui illustra le pretese dell’uomo.
Il ricercatore, dunque, potrebbe essere stato «tradito» dall’interno
dei sindacati indipendenti. Forse dallo stesso Abdallah – interrogato
nei giorni scorsi dall’autorità cairota – la cui versione dei fatti
interessa a Pignatone e Colaiocco. Perché il suo ruolo potrebbe essere
chiave. D’altronde i magistrati hanno passato al setaccio il suo
tabulato telefonico (del mese di gennaio), individuando alcuni contatti
che Abdallah avrebbe avuto con soggetti su cui la Procura vuole vederci
chiaro. L’ipotesi è che attraverso un giro di comunicazioni telefoniche
possa essere spuntato il nome di Giulio, erroneamente valutato come una
spia intenzionata a entrare nel sindacato indipendente con lo scopo di
fomentarne lo scontro col governo.