venerdì 10 giugno 2016

Il Sole 10.6.16
Paese paralizzato
Francia, il disastro del governo per Euro 2016
di Marco Moussanet

Dieci milioni di tifosi (molti dei quali stranieri) in carne e ossa, negli stadi e nelle “fan zones”, e 150 milioni, in media per partita, davanti agli schermi di tutto il mondo
Il terzo evento sportivo più seguito al mondo, dopo i Mondiali di calcio e le Olimpiadi estive. Al di là delle ricadute economiche (stimate in circa 1,3 miliardi), si tratta di una vetrina straordinaria, di un'occasione imperdibile per rilanciare l'immagine del Paese (e in parte di chi lo guida), peraltro candidato all’organizzazione dei Giochi 2024.
Com’è possibile che la Francia si presenti all’appuntamento con l’Euro 2016 in simili condizioni? E non ci riferiamo, ovviamente, al rischio terrorismo. Sul quale la classe politica al potere non ha alcuna responsabilità. Ma al caos di un Paese ostaggio di una piccola minoranza di lucidi estremisti che ha colto al balzo la palla che proprio
il Governo gli ha lanciato. Sembra di guardare una puntata di “dilettanti
allo sbaraglio”.
Pensiamo innanzitutto alla disastrosa gestione della riforma del mercato del lavoro, di cui pure la Francia avrebbe drammatico bisogno,
e che è all'origine di molte delle proteste e degli scioperi in corso.
Una vicenda in cui il presidente François Hollande e il suo Governo hanno sbagliato tutto. Ma proprio tutto. Hanno sbagliato il timing. Ben sapendo quali nervi va a toccare, una riforma di questo genere (che peraltro non era nel programma presidenziale) non si vara a fine mandato, per di più con dirigenti in gravissima crisi di popolarità, di legittimazione, di autorevolezza. E non si presenta, senza neppure aver arato il terreno ed essersi garantiti un minimo di consenso sociale, a meno di quattro mesi dagli Europei. Regalando ai sindacati una forza ricattatoria che neppure si sognavano.
Hanno sbagliato il casting. Una simile riforma non si affida a una signora di 38 anni (catapultata al ministero del Lavoro alla fine del 2015) che nella sua breve carriera si è occupata di diritti dell’infanzia e di politiche urbanistiche ma mai di questi temi. Che sorride troppo, quando c’è ben poco da sorridere, e ha esordito con una disastrosa intervista in cui non ha neppure saputo dire per quante volte si può rinnovare un contratto a tempo determinato.
Ma pensiamo anche al desolante caso delle Ferrovie. Dove due anni fa, ai tempi della riforma, si è deciso che le delicatissime questioni legate alla flessibilità degli orari e al quadro regolamentare pubblico-privato (in vista dell'apertura del mercato) sarebbero state discusse entro fine giugno del 2016. In pieni Europei!!!! Possibile che a nessuno sia venuto in mente? Il patetico risultato è che per evitare la paralisi dei treni il Governo ha dovuto costringere la società a ritirare le proprie richieste e anzi a fare nuove concessioni. Che le verranno compensate con 500 milioni di finanziamenti pubblici straordinari. E lo sciopero dei ferrovieri continua. Un vero disastro.