il manifesto 31.5.16
Raggi: «Ci siamo noi, Roma cambia»
Amministrative. Virginia Raggi, candidata M5S al Campidoglio: «Destra e sinistra? Sono antifascista, lavorerò seriamente, chi dice no alle privatizzazioni e sì all’acqua pubblica ci dia fiducia»
«Nessuna etichetta, nessuna alleanza, chi vuole chiudere con Mafia Capitale ci voti. Che gioia quando Carmena e Colau hanno vinto in Spagna. Ora tocca a noi»
intervista di Daniela Preziosi
ROMA A Roma ha il vento in poppa, i sondaggi la danno sempre avanti: quelli veri e quelli taroccati. Virginia Raggi, 38enne candidata sindaca a 5 stelle a Roma dall’inizio della campagna elettorale ha cambiato molte cose: ha cercato di staccarsi di dosso la storia dell’apprendistato da avvocata nello studio Previti, i precedenti voti al Pd di cui oggi si «vergogna», le proposte bizzarre come la funivia fra i quartieri. Perché si è messa a studiare da sindaca.
Iniziamo con una questione che le potrebbe sembrare vintage. La sua giunta sarà una di sinistra o di destra? O meglio: hanno senso per lei queste categorie?
Non hanno senso nella forma in cui sono state interpretate dai partiti che hanno governato il paese, e Roma, negli ultimi vent’anni. Noi siamo una forza post-ideologica, proviamo a guardare oltre agli stereotipi e ai pregiudizi. Ci sono cose giuste da fare e cose sbagliate da non ripetere. Bisogna battersi per preservare il bene pubblico contro chi, come la destra e il Pd, ha annunciato di voler privatizzare pezzi della città. Per esempio l’Atac, l’azienda dei trasporti. Bisogna impegnarsi per difendere le fasce più deboli, avviare politiche per l’ambiente, proteggere le insegnanti precarie dell’infanzia e spingere il governo a un intervento immediato. C’è la questione dei piani di zona, il diritto all’abitare, l’acqua pubblica. Temi che qualcuno attribuisce alla sinistra e che noi portiamo avanti ogni giorno. Lo stesso vale per la sicurezza, tema che altri attribuiscono alla destra. Vede, al di là delle definizioni, i romani hanno bisogno che qualcuno lavori seriamente per loro. E la mia giunta, se dovessi diventare sindaco, questo farà.
Se lei vincerà sarà una sconfitta per Renzi o per il candidato Pd Roberto Giachetti?
Sarà la dimostrazione che il sistema dei partiti si sta sgretolando. Quando M5S è entrato in parlamento ha intaccato un muro, abbiamo aperto una crepa. All’inizio ci accusavano di urlare, ma era la voce dei cittadini sfiniti che noi portavamo nelle istituzioni. A perdere sarà il Pd visto che tra Renzi e Giachetti non c’è differenza. Sarà una vittoria dei romani e della città. E sarà la rivincita che attendiamo da anni.
C’è un sindaco del passato a cui si ispira? Oppure nel presente ci sono esperienze amministrative che guarda con interesse?
Diciamo che sono una che lavora duro, non ho l’abitudine di ispirarmi a qualcuno, posso prendere degli spunti perché si può imparare da tutto. All’estero ci sono esperienze che ritengo, almeno sul piano sociale, un buon risultato. Penso a Madrid e Barcellona. Tra noi e Podemos ci sono differenze sostanziali, antropologiche se vogliamo, ma anche punti in comune. In ogni caso vedere due donne come Manuela Carmena e Ada Colau sbancare due città come Madrid e Barcellona, a prescindere poi dalle idee che possono divergere in alcuni casi, è stato entusiasmante. Speriamo di ripeterci a Roma, anche se parliamo di realtà molto diverse. Ora tocca a noi.
Cosa pensa dell’idea di privatizzare gli asili nido e la scuola dell’infanzia, idea messa nero su bianco dal commissario Tronca?
È un azzardo già chiamarla idea. Privatizzare gli asili nido è una mossa pericolosissima che va assolutamente arginata. Io vado in senso opposto. Con un uso ponderato dei fondi europei e una parte del ricavato che miriamo a far emergere dal nostro piano di tagli agli sprechi, circa 1,2 miliardi l’anno, possiamo avviare ristrutturazioni dell’edilizia scolastica pubblica dove necessario, nonché piani innovativi per lo sviluppo dei bambini. Il censimento patrimoniale sui beni di Roma Capitale ci aiuterà ad individuare nuovi edifici da destinare all’istruzione pubblica dell’infanzia.
Come affronterebbe la vertenza con i dipendenti pubblici, quelli che assicurano alla macchina pubblica di funzionare ma che per molti sono solo fannulloni?
Vede, le etichette non funzionano mai. Dire che tutti i dipendenti pubblici sono fannulloni significa semplificare in modo arrogante una questione complessa. C’è una gran parte di dipendenti pubblici a Roma che lavora con costanza ed onestà. Poi c’è anche chi crede di fare il furbetto. Verso i furbetti saranno prese le opportune misure. Il merito diventerà un valore assoluto in ogni comparto.
L’inchiesta Mafia Capitale ha fatto affiorare la pessima gestione dell’accoglienza agli immigrati e ai nomadi. C’è un’emergenza immigrati nella Capitale?
Le emergenze si creano quando c’è un sistema che lavora per i propri interessi e non per la collettività. Un sistema emerso con l’inchiesta Mafia Capitale, appunto. Affidamenti diretti a pioggia senza controllo hanno fatto sì che qualcuno speculasse sulla pelle delle persone in difficoltà. Se Roma è in emergenza deve dircelo il Viminale. Quello che io ritengo è che attraverso un circuito trasparente e legale per la gestione dell’accoglienza si riduce ogni margine di conflitto sociale, si combatte l’intolleranza e ci si immette in un binario di integrazione e futuro, quel che accade già in molte altre capitali europee. Sui rom a dirci cosa fare è l’Europa e le direttive vanno seguite: superare i campi e provvedere a nuove ricollocazioni, prima delle quali mi permetta di dire che occorre anche avviare un censimento patrimoniale per capire chi ha veramente diritto e chi no.
Il commissario Tronca ha riaperto la stagione degli sgomberi agli spazi sociali. Lei è d’accordo con lui?
Le ruspe non ci sono mai piaciute, lo abbiamo detto anche all’incontro a Nuovo Cinema Palazzo con gli spazi sociali. Ogni luogo dove il cittadino si attiva per il sociale va sostenuto, ma nel rispetto della legalità. In questo senso lo strumento migliore è il bando pubblico con criteri che vadano a stabilire un punteggio maggiorato a quelle realtà che da anni si occupano di Roma in assenza di un’amministrazione, lavorando per il quartiere.
Come affronterebbe l’enorme problema del debito di Roma?
Con la rinegoziazione del debito, un debito provocato dalle gestioni allegre delle precedenti amministrazioni della Capitale. Un buco che si aggira sui 15-16 miliardi di euro. Bisognerebbe interrogarsi sui tassi di mutuo e trovare il modo di rinegoziare il debito con gli istituti di credito. Appena insediata chiederò un audit sul debito e pretenderò di entrare nella gestione commissariale. Finora ci hanno negato gli accessi.
Rinegoziare il tasso di interesse è anche la proposta della sinistra, di Fassina. Ci sono altre cose del programma di Fassina che condivide?
Non faccio analisi comparative con gli altri candidati, ma ascoltando le proposte di Fassina ho visto che ci sono diversi punti in comune, come l’impegno affinché Atac resti pubblica o la difesa dell’acqua come bene comune. E ancora: la difesa dei nidi pubblici, il diritto all’abitare. Su ognuno di questi punti noi siamo aperti al dialogo con tutti. Se qualcuno tifa per la privatizzazione selvaggia non voti M5S, se vuole preservare lo Stato sociale e il pubblico come servizio primario al cittadino noi ci siamo.
Lei ha spiegato in quale considerazione terrà il ’direttorio’ del suo partito-movimento e il suo staff. Ma l’istituzione-comune viene governata da un sindaco, votato dai cittadini, che sceglie una giunta. E un consiglio comunale, ugualmente eletto dai cittadini. Insomma, se lei vincerà, chi governerà Roma?
Stiamo disquisendo sul superfluo. Io risponderò ai cittadini romani, lo staff composto da due parlamentari, un europarlamentare e un regionale, sarà una squadra con la quale mi relazionerò per portare le questioni romane al centro dell’agenda parlamentare, europea e regionale. È quel che fa ogni forza politica. Con la sola differenza che la mia squadra è composta da portavoce incensurati, mentre il Pd fa le cordate con Verdini.
Nella sua maggioranza potranno entrare altri partiti, o eventuali rappresentanti della sinistra o della destra radicale che le hanno fatto intendere una simpatia politica?
Non accettiamo alleanze, ma convergiamo sui temi. Se c’è convergenza di vedute si lavora, ma il M5S corre da solo: siamo un’alternativa al sistema. Vede, ci hanno tacciato di essere promotori dell’antipolitica. La nostra è un’altra politica e per questo ci temono.
Roma contiene il Vaticano. Governato oggi da un papa molto diverso dai suoi predecessori. Cosa pensa di Bergoglio e delle sue battaglie per gli ultimi della terra?
Sono battaglie di cuore e di bene che condivido pienamente, così come l’Enciclica «Laudato si’» per il rispetto dell’ambiente e del nostro pianeta e la proposta di far pagare le tasse sugli immobili che la Santa Sede possiede a Roma e i quali non hanno però finalità religiose. Si tratta di una misura che è nel nostro programma e che ammonta a centinaia di milioni l’anno di mancati introiti per Roma. Proprio alla luce di quanto detto da Papa Bergoglio anche il Vaticano deve fare la sua parte per la Capitale.
Al ballottaggio chiederà il voto della sinistra?
Non chiederò alcun voto. Sono i romani che devono voler cambiare. Noi ci siamo.
In questi giorni c’è stata una polemica sulla scelta dell’Anpi, l’associazione dei partigiani, di dire no al referendum costituzionale. Lei si definisce antifascista?
Assolutamente sì, ma credo sia più opportuno in questo momento parlare dei problemi della città e del Paese.