Corriere 30.5.16
Lo aveva detto Bacone: c’è sempre il lato oscuro
di Massimo Sideri
Solo il 12% degli italiani teme che l’innovazione possa non avere contribuito al proprio stato di benessere: il risultato è straordinario se si pensa che corrisponde a dire che 9 persone su 10 credono nel suo effetto benefico. Ma come sempre nei sondaggi conta molto come è stata posta la domanda: il sostantivo innovazione porta con sé un naturale connotato positivista. Nel nostro percepito comune è quasi un sinonimo di futuro. E un essere umano che non crede più nel futuro è un essere umano sconfitto. Lo stesso filosofo Francesco Bacone già ai tempi di Elisabetta I Tudor ricordava come resistere all’innovazione non sia un’opzione perché le cose cambiano, comunque, e non per il meglio. Non esistono equilibri stabili nella storia socio-economica della Terra. Allo stesso tempo se la domanda fosse stata: «La disruption ha migliorato o meno il vostro benessere» è facile presumere che le percentuali sarebbero state diverse e molto meno positive. Eppure innovazione e disruption sono le due facce della stessa medaglia e non da oggi: basta rileggere quel formidabile libro del 1940 di John Steinbeck, Furore, per ricordare come l’industrializzazione portò distruzione nei lavori agricoli. Che le forze operanti dietro l’innovazione siano due e opposte lo aveva capito bene anche l’economista John Maynard Keynes che nel 1930, quasi un secolo addietro, definì in un famoso discorso tenuto a Madrid la disoccupazione tecnologica come il risultato della nascita di nuovi lavori da una parte e la distruzione di quelli vecchi dall’altra. Insomma, anche l’innovazione, come la Forza di Star Wars, ha un lato oscuro. Una buona base per pensare a una nuova politica industriale.