venerdì 17 giugno 2016

il manifesto 17.6.16
Tutto si tiene
No!. La rubrica settimanale a cura del comitato del no al referendum costituzionale

Il 4 luglio le firme raccolte per i due referendum sull’Italicum saranno consegnate in Cassazione. Il 14 luglio la consegna riguarderà le firme per il referendum costituzionale.
Possiamo farcela. 500.000 firme valide sono veramente tante per un movimento fondato sulle competenze dei «professoroni» e su tanta buona volontà di elettrici ed elettori che non rinunciano a farsi sentire. Tutti insieme decisi a respingere una legge elettorale ipermaggioritaria che, combinata con le deformazioni della Costituzione, capovolge il senso della Carta nata dalla Resistenza verso un nuovo assetto istituzionale fondato sul ruolo accentratore del governo e in particolare del suo capo. Se non è un uomo solo al comando è qualcosa di molto simile.
Questo parlamento non avrebbe mai dovuto tentare modifiche della Costituzione, tanto più di questa ampiezza, visto che la Corte costituzionale ha invalidato la legge con cui è stato eletto proprio per il premio di maggioranza; per di più oltre a tentare di manomettere la Costituzione ha approvato una legge elettorale fin troppo simile al porcellum. Il governo ha giocato sporco e ha approfittato della debolezza del parlamento per farsi approvare proposte che altrimenti non sarebbero mai passate. Il «lanciafiamme», la minaccia di non ricandidatura sono due passaggi di un lungo rosario di ricatti e forzature. Questo è il biglietto da visita di ciò che potrebbe avvenire nei prossimi anni, visto che a partire dal 2017 il governo non potrà più rinviare le scelte su economia e occupazione.
Ci sono poteri finanziari nazionali e internazionali che vogliono governi «forti» e cittadini sudditi. Lo hanno detto chiaro gli ambienti finanziari che, parlando delle «riforme necessarie», intendono il superamento delle Costituzioni nate dopo la seconda guerra mondiale. Puntano a governi che decidono senza rispondere agli elettori (una minoranza deve diventare maggioranza grazie ai premi) e vogliono scaricare tutta la flessibilità sui lavoratori (attacco ai contratti nazionali) e il peso della crisi sulle classi più disagiate, come sanno bene 11 milioni di cittadini che rinunciano a curarsi.
I parlamentari, deputati e senatori, debbono tutti essere eletti dai cittadini. La prima conseguenza della vittoria del No sulla Costituzione sarebbe proprio l’abbandono dell’Italicum. Tutto si tiene, su questo Renzi ha ragione.
Per questo occorre fare vincere il No nel referendum a ottobre.