Corriere 8.6.16
I segreti dei papiri di Ercolano, équipe al lavoro
di Luciano Canfora
Srotolare
i papiri ercolanesi — ancorché carbonizzati e perciò tuttora
inesplorati — è uno dei sogni ricorrenti degli studiosi del mondo
antico. L’ipotesi che nella ercolanese «villa dei Pisoni» le biblioteche
dei colti e ricchi proprietari fossero due, una greca e l’altra latina,
e che dunque anche autori latini prima o poi dovessero venir fuori è
parsa per lo più ragionevole. Le biblioteche dei romani, grandi e
minori, erano strutturate così: il che era più che comprensibile in una
letteratura ormai bilingue. Ma una premessa ragionevole non basta,
specie in una situazione difficoltosa come quella dei rotoli
carbonizzati di Ercolano, ad ottenere il risultato. Quando Knut Kleve
annunciò di aver intravisto frustuli del poema di Lucrezio (forse
suggestionato dalle simpatie epicuree dei proprietari della villa)
l’annuncio si rivelò un falso allarme.
In questo momento ben due
équipe , molto attrezzate e competenti, cercano di violare l’antico
segreto ricorrendo a tecniche nuove e chiedendo aiuto ad altre
discipline. Sono passati secoli dalla «macchina del Piaggio» (1753), che
per primo tentò l’impresa. L’una prosegue il lavoro e l’insegnamento di
Marcello Gigante, lo studioso napoletano cui vanno riconosciuti grandi
meriti nel campo della disciplina da lui fortemente voluta, la
«papirologia ercolanese». (Organo prezioso le «Cronache ercolanesi», a
tacere delle edizioni per «Bibliopolis» dei testi srotolati). Oggi
questa équipe fa capo a Mario Capasso e ai suoi compagni di lavoro, tra
cui Gianluca Del Mastro e Daniel Delattre del Cnrs parigino.
L’altra
équipe fa capo alla grande fucina del «Lessico intellettuale europeo»
(Iliesi, Cnr) fondato e guidato da Tullio Gregory. È appena apparso su
«Scientific Reports» (del Gruppo «Nature») un loro articolo che dà conto
delle nuove ricerche, e dei metodi, delle discipline coinvolte e dei
primi risultati cui questo gruppo di studiosi è giunto. A questa équipe
collaborano, oltre a papirologi (Graziano Ranocchia), fisici, matematici
e informatici. Ma soprattutto storici della filosofia, data la
rilevanza — se non prevalenza — , tra quei rotoli, dei testi di Filodemo
di Gadara già ben noti come tesoro principale della «riserva»
ercolanese. Non sorprende dunque che gli studiosi di questa équipe siano
giunti alla conclusione che anche nel rotolo tuttora inesplorato
P.Herc.495 possano esserci altre parti della Retorica di Filodemo (un
testo al cui studio ha molto contribuito il Delattre con importanti
edizioni apparse in anni recenti nella «Collection Budé» delle Belles
Lettres).
Nella ricerca è normale che si verifichi una sana
emulazione e che metodi simili vengano applicati in ambiti diversi con
pari impegno e speranza. Speriamo dunque che questa volta i progressi
ricompensino gli sforzi. È in gioco una pagina importante della cultura —
forse non solo filosofica — del momento forse più alto della civiltà
ellenistico-romana.