venerdì 3 giugno 2016

Corriere 3.6.16
Lo strano zelo civico dei dipendenti Atac che si sono impegnati ai seggi della Capitale
di Paolo Fallai

I dipendenti dell’Atac, l’azienda romana di trasporti, hanno un solo pensiero, un’unica fissazione, un singolo dovere: difendere la democrazia. Dove la trovate, in tutta Italia, un’altra azienda in cui oltre 850 dipendenti, su 11.871 totali, saranno impegnati nei seggi elettorali romani come presidenti, scrutatori, segretari o rappresentanti di lista? E la maggior parte di loro, circa 600, sono proprio autisti di autobus o macchinisti della metropolitana, essenziali per il funzionamento del servizio. Tanto che il direttore generale dell’Atac, Marco Rettighieri, per cercare di garantire il possibile, ha stabilito di sospendere nei giorni elettorali di questo primo turno (e del ballottaggio) tutti gli «altri» permessi, in particolare quelli sindacali. Che all’Atac nel 2015 hanno raggiunto 111.664 ore e quest’anno si prevede possano arrivare a 131.000. Una delle conseguenze di questo straordinario impegno civico sarà il rischio di una diminuzione del servizio di autobus e metropolitane nel giorno più importante, quello del voto, domenica 5 giugno. Festivo in cui, di norma, le presenze sono già ridotte della metà. Ma l’aspetto più interessante è un altro: a Roma servono 10.400 scrutatori, il commissario Tronca ha giustamente preteso di sorteggiarli e posto un limite per i dipendenti delle partecipate. Così sappiamo che saranno solo 20 i dipendenti Atac scelti come scrutatori. Quanti potranno essere i presidenti di seggio, scelti dalla Corte d’Appello? E i segretari, nominati dal presidente di seggio? Diciamo altrettanti. Restano sempre circa 800 dipendenti che hanno chiesto e ottenuto di esercitare il ruolo democratico (e gratuito) di rappresentante di lista. Ecco, vorremmo sapere per quali partiti. Magari gli stessi che hanno proclamato proposte mirabolanti sul futuro del trasporto pubblico. È una curiosità democratica, mentre aspettiamo l’autobus.