Corriere 22.6.16
I palestinesi in fuga dal Giordano a Beirut
risponde Sergio Romano
Alla
lettera di Claudio Franza e alla sua risposta sulla presenza in Libano
di profughi palestinesi, aggiungo che provenivano dalla Giordania, dalla
quale scapparono all’epoca di Settembre nero. Credo che anche questa
realtà, sempre taciuta, servirebbe ad avere una migliore comprensione
della realtà in Medio Oriente.
Emanuel Segre Amar
Caro Segre Amar,
«Settembre
nero» fu una delle più agguerrite organizzazioni palestinesi,
responsabile di numerosi attacchi terroristici contro Israele e, tra
l’altro, dell’attentato in cui perdettero la vita 11 atleti israeliani
durante i Giochi olimpici di Monaco di Baviera nel 1972. Ricordare
quelle vicende può servire infatti a meglio capire la storia del regno
di Giordania e il suo ruolo nella questione palestinese.
Alle
origini, dopo la grande spartizione dell’Impero Ottomano tra Francia e
Gran Bretagna alla fine Prima guerra mondiale, esisteva un Emirato di
Transgiordania, Era un protettorato britannico che gli inglesi avevano
offerto a Abdulla Ibn Hussein, discendente di una grande famiglia del
deserto con cui Lawrence d’Arabia aveva stretto rapporti di amicizia e
di alleanza. L’Emirato divenne regno alla fine del mandato britannico,
nel 1946, e cambiò il suo nome in Giordania quando approfittò della
prima guerra arabo-israeliana per impadronirsi dei territori
palestinesi, al di là del fiume, noti oggi come Cisgiordania. Da quel
momento il Regno modificò il suo profilo etnico. La popolazione non era
più prevalentemente beduina. Era anche, in buon parte, palestinese; e
ancora più palestinese divenne durante le guerre del 1956 e del 19g7,
quando parecchie decine di migliaia di profughi lasciarono le loro terre
per trovare riparo al di là del fiume. I giordani credettero allora di
potere conquistare in Palestina un ruolo simile a quello che la Gran
Bretagna aveva esercitato come potenza mandataria sino al 1947.
Insieme
ai profughi, tuttavia, arrivarono nel regno anche i quadri militanti di
Al Fatah (la parola araba per «conquista»), gruppo combattente che
sarebbe divenuto, sotto la guida di Yasser Arafat, il maggiore braccio
armato della Organizzazione per la liberazione della Palestina. Al Fatah
cominciò agire su due fronti. Da un lato usava il territorio giordano
per le sue incursioni contro Israele; dall’altro cercava di estendere la
sua autorità all’intero regno. Re Hussein, giunto al trono nel 1952,
dovette rovesciare la sua strategia. Rinunciò al ruolo di protettore
della Palestina e decise di trattare i nuclei combattenti dell’Olp come
il peggiore dei suoi nemici. Fra il 17 e il 25 settembre 1970, grazie
alla lealtà e alla grinta guerresca dei reggimenti beduini, riconquistò
almeno in parte il controllo del suo Paese e represse duramente le
formazioni combattenti dell’Olp. Ancora una volta in fuga, i palestinesi
approdarono in Libano; e la Giordania fu da allora uno dei Paesi
maggiormente interessati a una soluzione pacifica del dramma
palestinese. Ma il trasferimento dell’Olp in Libano ebbe l’effetto di
destabilizzare ulteriormente un Paese già diviso da rivalità etniche e
religiose.