domenica 19 giugno 2016

Corriere 19.6.16
Il Papa e i matrimoni superficiali «Allora meglio prima convivere»
Francesco ammorbidisce nel testo scritto la frase sull’entità delle «nozze nulle»
di Luigi Accattoli

CITTA’ DEL VATICANO No ai matrimoni facili, mondani, riparatori: cioè quando lei è incinta e si fa tutto in fretta. Chi si sposa dev’essere consapevole di un impegno che è «per tutta la vita». Meglio un buon matrimonio dopo una convivenza che un matrimonio improvvisato. Tanti matrimoni sono nulli per mancanza di consapevolezza. L’ha detto il Papa giovedì aprendo il convegno annuale della Diocesi di Roma.
Ce ne sarebbe già abbastanza per far saltare sulla sedia i cultori delle regole, sempre numerosi nella Chiesa. Ma c’è di più: svolgendo la sua argomentazione Francesco, che rispondeva a braccio alla domanda di un convegnista, ha detto che a motivo dell’impreparazione degli sposi «una grande maggioranza dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli»; ma il giorno dopo — aveva parlato in serata, dopo le 20 — il testo pubblicato dalla Sala Stampa era meno tranciante: «Una parte dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli».
Parte la polemica: «una parte» o la «grande maggioranza»? Il Vaticano censura il Papa? Anche in risposta ai media americani che avevano enfatizzato quella stima (forse) per eccesso, venerdì il portavoce Lombardi ha chiarito che è stato lo stesso Francesco a correggere le proprie parole: «Quando il Papa parla a braccio, il testo trascritto è sempre oggetto di una revisione» e «quando si toccano argomenti di un certo rilievo il testo rivisto gli viene sottoposto: è ciò che è avvenuto in questo caso».
Già in altra occasione Francesco aveva detto — citando il cardinale suo predecessore a Buenos Aires, Quarracino — che «una metà» dei matrimoni non erano validi. Dunque la stima è ballerina, trattandosi di fatti di coscienza che non sopportano statistiche: una parte, una metà, la grande maggioranza. Il Papa improvvisatore si è reso conto d’aver esagerato.
Ma forse più interessanti di quella stima inverificabile sono gli apprezzamenti che Francesco ha fatto nella stessa occasione in riferimento alle convivenze che, a suo parere, possono a volte essere migliori dei matrimoni affrettati. Spesso ci si sposa — ha detto — per «fatto sociale», pensando alle bomboniere, al pranzo, al «vestito della sposa».
Per non dire dei matrimoni con la sposa incinta: «A Buenos Aires io ho proibito di fare matrimoni religiosi nei casi che noi chiamiamo matrimonios de apuro , cioè “di fretta”, quando è in arrivo il bambino. Ho proibito di farli perché non sono liberi. Forse si amano. E ho visto dei casi belli, in cui poi, dopo due-tre anni, si sono sposati, e li ho visti entrare in chiesa papà, mamma e bambino per mano. Ma sapevano bene quello che facevano». Dunque una convivenza in attesa di una decisione davvero libera è preferibile a un rapido matrimonio d’immagine.
Del resto — ha aggiunto — le convivenze sono un fatto ormai ordinario: «Un’altra mia esperienza a Buenos Aires: i parroci nei corsi di preparazione al matrimonio la prima domanda che facevano era: “Quanti siete conviventi?”. La maggioranza alzava la mano. Preferiscono convivere, e questa è una sfida, chiede lavoro».
Soprattutto, secondo il Papa, è una sfida che chiede il superamento del pregiudizio sociale e dello scrupolo ecclesiastico: «Non dire subito: “Perché non ti sposi in chiesa?”. No. Accompagnarli: aspettare e far maturare. E fare maturare la fedeltà». Dunque: no al matrimonio riparatore e non fare fretta ai conviventi.
Ha raccontato anche di casi argentini di lunghe convivenze, di tutta una vita, con un matrimonio in vecchiaia e ne ha parlato con disapprovazione per la «superstizione» che detta quel comportamento ma con una mezza approvazione per il matrimonio provato a cui esso conduce: «Ho visto tanta fedeltà in queste convivenze e sono sicuro che questo è un matrimonio vero, hanno la grazia del matrimonio, proprio per la fedeltà che hanno».