venerdì 17 giugno 2016

«Ci devi dare 5 nomi di gente che accompagnerai ai seggi, così noi possiamo verificare»
La Stampa 17.6.16
“Pronto, ciao sono Maria Elena”
Boschi alla cornetta per Giachetti
di C. Bertini, G.a. Falci

Ora lo sforzo si ingigantisce, l’ultimo miglio può sembrare una montagna da scalare, ma Bobo Giachetti ci prova fino all’ultimo, perché «ce la possiamo giocare per mille voti». Per dare l’esempio alle nove di sera si chiude con la Boschi nel suo comitato di San Lorenzo a fare telefonate, «dobbiamo chiamare tutti, ex compagni di scuola, ex fidanzate, se riusciamo a convincere due persone a testa ce la giochiamo sul serio», azzarda la testimonial del governo. Dopo i discorsi entrano nel salone con i volontari e chiamano il primo. Tal Marcello. «Sono Giachetti, non è uno scherzo, cosa farai domenica? Non andrai al mare? Ti passo una persona». «Ciao, sono Maria Elena, ti do del tu anche se non conosco la tua età. Quante persone riuscirai a convincere per il voto di domenica? Cinque? Allora vogliamo i nomi, così dopo li chiamiamo per verificare». Si fa il numero di un Fabio che è occupato. Poi si tenta con Stefano, lei prova a convincerlo, «mi raccomando prova a portare un po’ di persone...». Insomma il clima è questo, un porta a porta telefonico che in queste ore coinvolge tutti i deputati romani chiamati in causa.
Giachetti le prova tutte: prova a fare il pieno a sinistra con l’effetto immagine che può avere un incontro a braccetto col sindaco di Cagliari appena neoeletto, icona degli amministratori di Sel. O magari rendendo pubblici forse oggi altri tre nomi della sua eventuale giunta, che avranno sempre il profilo di quelli già noti, da Turco a Rossi Doria. Tentando però di pescare in tutti i bacini, a destra e a manca, perché dopo la penalizzazione al primo turno per gli errori del passato, dopo il voto di protesta che pure è comprensibile, tutti quelli che hanno votato Meloni e Marchini e Fassina devono rendersi conto che la scelta è tra «una mano ferma» che sa governare la città e «un’avventura» che può rivelarsi disastrosa. Questo il messaggio che tenta di far passare Giachetti. E per questo il candidato di un Pd dilaniato dai veleni ieri per dare un segnale ai compagni si è fatto vedere con il sindaco più di sinistra di tutta la compagine eletta nell’era Bersani, cioè il cagliaritano Zedda. «Il mio è un appoggio da sinistra sperando in una ricomposizione a Roma, perché anche in politica stare a casa da separati non va bene». Primo assist. Secondo, un graffio alla Raggi. «Sono qui con Giachetti anche perché Cagliari è inserita nel dossier olimpico di Roma 2024 per quanto riguarda la vela. Non so cosa abbia fatto l’insegnante di educazione fisica a Virginia Raggi, magari non la faceva giocare a pallavolo, sennò non si capisce perché odia così tanto lo sport». Poi si passa ad un incontro con Delrio, che promette il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero. E infine al meeting con la Boschi. «Come tento la zampata? Solo convincendo uno ad uno gli elettori. Infatti giro le periferie con i pulmini, mi muovo a tappeto su territorio perché sappiamo che si gioca su un voto. Dunque dobbiamo fare in modo che chi è andato votare al primo turno torni al seggio. E bisogna riuscire a entrare nel fronte di destra e di sinistra». Anche se su quello dei compagni si sente più coperto. «E’ stato un processo lento ma c’è stato un posizionamento di qualcuno di Sel», nota speranzoso il candidato renziano.
I suoi punti cardine sono quelli dei si e dei no «a una città che ha bisogno di riscatto: io posso esser in grado di fare le Olimpiadi senza far danni, con il no la città si paralizza». Per dirla con il capo della sua campagna, Luciano Nobili, «ora la gente deve capire che il cambiamento vero di pratiche del passato ci sarà con noi, non con la Raggi». Nel Pd incrociano le mani e pregano per il miracolo.