Avvenire.it 16.06.16
La televisione cinese conquistata dai gesuiti
di E. Casale
La
Cina sta riscoprendo la sua storia. E lo sta facendo attraverso i
gesuiti. Negli ultimi anni, i film televisivi su Paolo Xu Guangqi,
Johann Adam Schall von Bell, Giuseppe Castiglione e Ferdinand Verbiest,
tutti missionari gesuiti, sono diventati veri casi mediatici con
audience che in Europa non riusciamo neppure a immaginare. Questa
riscoperta è frutto di una collaborazione tra le autorità di Pechino e
la stessa Compagnia di Gesù. Una collaborazione che va avanti da più di
un decennio con risultati che, all'inizio, sembravano impensabili. Tutto
ha inizio alla fine degli anni Cinquanta con la nascita della Kuangchi
Program Service, la società di produzione cinematografica dei gesuiti a
Taiwan. «La Kuangchi Program Service – spiega Emilio Zanetti, gesuita
italiano, che vi lavora – è la più vecchia società di produzione
televisiva di Taiwan. È stata creata dai gesuiti nel 1958 e, da sempre,
produce programmi educativi e di valore sociale. Nel 2003 i vertici
dell'azienda sono entrati in contatto con la Jiangsu Broadcasting
Corporation, la più grande società pubblica di produzione televisiva
della Cina continentale. Allora il presidente di Kuangchi era un laico
ed era amico della presidentessa della Jiangsu. Dall'incontro è nata
l'idea di produrre una pellicola su Matteo Ricci (1552-1610), gesuita,
figura molto nota e apprezzata in Cina. L'idea piaceva a tutti, però è
apparsa subito irrealizzabile, non tanto per motivi tecnici, ma di
opportunità politica. Le autorità di Pechino non avrebbero apprezzato un
film su Ricci che era uno straniero e un missionario cattolico (sebbene
fosse anche un apprezzato scienziato). Si è così deciso di girare una
pellicola su Paolo Xu Guangqi, amico cinese e collaboratore di Ricci,
che si era convertito al cristianesimo. In questo modo, si poteva
parlare in indirettamente anche del più noto gesuita italiano».
All'inizio delle lavorazioni, il gesuita Jerry Martinson, allora
vicepresidente della Kuangchi, si preoccupa della censura e chiede ai
funzionari della Jiangsu: «Ma siete sicuri di voler parlare di
cristiani? Che cosa dirà il governo?». Gli rispondono: «Padre, non ci
sono problemi: il governo siamo noi». A sottolineare che la Jiangsu è
una struttura pubblica che si muove in piena sintonia con le autorità di
Pechino. E, se c'è l'avallo della Jiangsu, dal punto di vista politico
non ci sono problemi perché loro sanno come scrivere la sceneggiatura,
sanno quali punti possono essere affrontati e quali è meglio evitare.
«Con il film su Paolo Xu Guangqi – continua Zanetti –, i gesuiti sono
entrati nei media cinesi dalla porta principale, cosa che risulta
impossibile per qualsiasi altra organizzazione religiosa. Il fatto di
essere gesuiti ci ha certamente favoriti perché la Cina e la Compagnia
di Gesù hanno una relazione storica, fatta di rispetto e apertura
dell'uno verso l'altro». La pellicola su Paolo Xu Guangqi va in on- da
nel 2005 su Cctv (China Central Television), la radiotelevisione
pubblica cinese. E qui c'è la prima grande sorpresa: l'audience supera i
cento milioni di telespettatori. Un risultato insperato, che stimola i
gesuiti di Taiwan a rilanciare. L'occasione arriva nel 2006. L'allora
presidente cinese Hu Jin Tao va in visita ufficiale in Germania e nel
suo discorso cita Johann Adam Schall von Bell (1592-1666), un gesuita
tedesco che, come Ricci, visse e lavorò alla corte degli imperatori
cinesi e fu la personalità occidentale che riuscì a raggiungere il più
alto grado nella gerarchia dei mandarini (funzionari imperiali). Quando
la presidentessa di Jiangsu viene a sapere che Hu Jin Tao ha parlato di
Schall von Bell, contatta la Kuangchi proponendo di realizzare un film
sul gesuita tedesco. E anche questo film riscuote un ottimo successo di
pubblico. «I buoni risultati raggiunti con Xu Guangqi e Schall von Bell –
ricorda Zanetti – hanno convinto Martinson che era possibile insistere
su questa strada. Nel 2009, quindi, ha lanciato l'idea di produrre,
sempre in collaborazione con la Jiangsu, un film su Giuseppe
Castiglione. In Occidente, Matteo Ricci, Johann Adam Schall von Bell e
il belga Ferdinand Verbiest (1623-1688) sono molto conosciuti.
Castiglione, invece, è sconosciuto non solo in Europa, ma anche nel suo
stesso paese, l'Italia (a parte una ristretta cerchia di esperti di
arte). In Cina, è in assoluto il gesuita più noto. Anch'io pensavo che
Castiglione fosse un artista minore che, grazie alla fortuna, si era
fatto un nome in Cina. Mi sbagliavo. Castiglione, nato a Milano, è
rimasto 51 anni nella Città proibita e, in quel periodo, ha dato vita a
quasi 550 progetti artistici. Ha realizzato dipinti di imperatori, delle
loro mogli e concubine e di animali (famosi i quadri sui cavalli). Ma
ha anche progettato i padiglioni occidentali dell'antico palazzo
d'estate dell'imperatore ». Castiglione rappresenta una svolta per la
storia dell'arte in Asia perché ha introdotto le tecniche del
chiaroscuro e della prospettiva. Tecniche che ha inserito in una
tradizione artistica millenaria, miscelando elementi occidentali e
orientali con un gusto e una sapienza unici. Ai suoi tempi, gli
imperatori invitavano moltissimi artisti occidentali a corte, ma solo
pochi riuscivano ad avere successo. La memoria di Castiglione è talmente
viva nei cinesi che il film, e qui è la seconda grande sorpresa, ha un
successo enorme: nell'aprile 2015 raggiunge un audience di seicento
milioni di telespettatori. Grazie al successo ottenuto dal film su
Castiglione, il governo di Pechino si convince a fare un passo avanti e a
mettere in programma una serie televisiva su Matteo Ricci. «Stavamo
realizzando il film sul pittore gesuita Castiglione – spiega Zanetti –,
quando Martinson è andato a Nanchino a parlare con il direttore della
divisione documentari della Jiangsu Broadcasting Corporation. E questi
gli ha detto: "Adesso i tempi sono maturi per realizzare un film
documentario su Matteo Ricci". Martinson ha colto la palla al balzo e
gli ha risposto: "Va bene, noi siamo pronti!"». Le restrizioni sulle
tematiche che riguardano gli stranieri e i religiosi sono cadute ed è
possibile affrontare anche un tema delicato come quello di Ricci,
missionario cattolico, straniero. Così, quando nel 2015 le riprese del
film su Roberto Castiglione terminano, la Kuangchi Program Service
inizia a raccogliere fondi per un film sul gesuita di Macerata. «Nel
settembre dello scorso anno ho iniziato a raccogliere fondi in Italia e
in Germania – ricorda Zanetti –, poi mi sono recato negli Stati Uniti,
infine a Taiwan e nella Cina continentale. È stato un lavoro non facile,
ma all'inizio del 2016 ho messo insieme il budget necessario. A
febbraio il direttore della televisione di Nanchino mi ha dato il via
libera per partire e a marzo, gli autori hanno iniziato a scrivere la
sceneggiatura». La sceneggiatura seguirà quattro blocchi tematici, che
sono i pilastri della vita e dell'azione di Ricci. Il primo, che si
intitolerà "Stringendo amicizie", tratta dell'amicizia tra persone e tra
culture, valore portante del messaggio ricciano. La seconda "Oriente
che incontra Occidente", riguarda l'amicizia di Ricci con Xu Guangqi. La
terza si intitolerà "Curando i mali della Cina", perché Ricci e Xu
Guangqi hanno lottato per migliorare il sistema agricolo, per superare
la malnutrizione, per difendere l'impero, per minimizzare le perdite
provocate dai disastri naturali e per massimizzare le risorse. La quarta
"Sincronizzati con il mondo", riguarderà lo sforzo di Ricci per
modificare il calendario, semplificandolo e rendendolo conforme a quello
occidentale; nel campo della geografia, famoso il planisfero di Ricci
con la Cina al centro invece dell'Europa; e della matematica, con gli
elementi delle geografia euclidea tradotti da Ricci in cinese. «Il
flusso narrativo – conclude Zanetti – dipenderà dalla sensibilità di Gao
Wei, il regista che curerà la realizzazione del film. Probabilmente
userà la tecnica del flashback: Ricci anziano ricorda alcuni momenti
della sua vita. Ma molto dipenderà anche dalle decisioni che verranno
prese in fase di montaggio. Le riprese prenderanno il via a fine giugno,
inizio luglio. Il film parla di Matteo Ricci e dei gesuiti in Cina,
sarebbe interessante se nel documentario ci fosse anche una
testimonianza di papa Francesco che è gesuita e ha espresso più volte la
volontà di recarsi in Cina e di riprendere le relazioni diplomatiche
con Pechino. Un sogno? Forse, ma ogni tanto anche i sogni diventano
realtà...».