Repubblica 5.5.16
E parte la rivolta tra le toghe “Il governo stia fuori dai processi”
Il
Consiglio superiore della magistratura contesta l’esponente democratico
che aveva chiesto di aprire una pratica contro gli inquirenti
lodigiani. E alla fine è costretto a ritirare la richiesta
di Liana Milella
ROMA.
Una tensione così alta, a palazzo dei Marescialli, non si registrava da
quando il Csm di Giovanni Legnini si è insediato, ed era settembre di
due anni fa. Per la prima volta, con l’inchiesta di Lodi e l’arresto del
sindaco Uggetti a fare da sfondo, esplode l’insofferenza delle toghe
contro la politica giudiziaria del governo Renzi. Ma gli strali sono
soprattutto diretti contro le reazioni del Pd renziano che contesta le
inchieste della magistratura. Dicono i togati del Consiglio: «A parole, e
nelle dichiarazioni, lui sostiene i giudici, ma di fatto ne delegittima
ogni iniziativa». A far da detonatore – lui dice del tutto casuale e
involontario, ma gli altri sono convinti che la sua mossa sia stata
studiata a tavolino – è l’uscita mattutina di Giuseppe Fanfani, ex
esponente della Margherita , ex deputato, ex sindaco di Arezzo, ma
soprattutto considerato un amico stretto del ministro Maria Elena
Boschi.
Bisogna partire da qui per comprendere oltre dodici ore di
allarme, con furioso scambio di comunicati, che solo in apparenza si
conclude con un “volemose bene”. Ma sul tavolo c’è una domanda precisa
che taglia la giornata del Csm. Questa: «Chi c’è dietro Fanfani? Perché
lui, sempre così schivo e cauto, contesta gli arresti di Lodi e chiede
addirittura che sia aperta una pratica contro quei magistrati?». La
risposta è ovvia. Dietro ci sono Renzi e Boschi. Nessuno conferma
ufficialmente questa interpretazione, ma la dinamica della giornata, gli
scambi di comunicati, i colloqui tra le varie correnti, l’intervento
drastico di Legnini puntano a un solo obiettivo. Mettere un spartiacque
definitivo tra il Csm, i magistrati e la politica. Da una parte gli uni,
dall’altra gli altri.
È passato mezzogiorno da poco quando
Legnini è costretto ad affrontare il caso Fanfani. Lui ha gettato la
“bomba” pochi minuti prima. Ha scritto che l’intervento di Lodi è
«ingiustificato e comunque eccessivo », quindi si riserva di chiedere
l’apertura di una pratica in prima commissione. È l’anteprima di una
richiesta di trasferimento d’ufficio per le toghe di Lodi. “Radio Csm”
descrive un Legnini furibondo che a Fanfani dice subito: «Hai sbagliato.
E hai sbagliato di grosso. Ti stimo, lo sai, ti sono anche amico. Ma
questa tua richiesta è pazzesca, ed è del tutto irricevibile. Te lo dico
con assoluta chiarezza: se ti ostini, e vuoi andare avanti, nel
comitato di presidenza io sarò costretto a fermare la tua richiesta. In
prima commissione una pratica su Lodi adesso non ci andrà mai».
Ma
sulle parole di Fanfani, nel frattempo, fibrilla l’intera magistratura.
Nelle mailing list, ormai del tutto riservate, fino a quel momento
avare di commenti su Lodi e sulla reazione di Renzi e del Pd, fioccano
note contro Fanfani che hanno un unico leit motiv: «Il governo stia
fuori dai processi. Il Pd sia solidale con la magistratura come lo era
ai tempi di Berlusconi».
La giornata diventa concitata. Per un
caso, nelle stesse ore, la giunta dell’Anm con Pier Camillo Davigo
presidente, si riunisce a piazza Cavour. Una risposta al passo di
Fanfani è inevitabile. Per prima si muove area, la corrente di sinistra
della magistratura. Una voce maligna dice perché tra i togati ci sarebbe
il marito di una delle magistrate di Lodi. In realtà perché tutti,
Ardituro, Aschettino, Morosini, Fracassi e gli altri, considerano il
passo di Fanfani del tutto sbagliato, in quanto «mai e poi mai il Csm
può diventare un altro grado di giudizio, una sorta di tribunalino del
riesame che promuove o boccia gli arresti». Balduzzi, centrista e
costituzionalista, si associa. Perfino il silenzio grillino Zaccaria si
accoda. Sulle liste ecco, in chiaro, il procuratore di Torino Armando
Spataro, che ha lavorato a Lodi e conosce le giovani colleghe. Ringrazia
Area e parla di «elevatissima professionalità » delle pm e del gip di
Lodi.
Fanfani, a questo punto, fa marcia indietro. Niente
richiesta di una pratica, la sottolineatura – ufficialmente non
richiesta – che la sua iniziativa è personale nel dire «sono sempre
stato un uomo libero e ho sempre pagato in prima persona questa mia
libertà ». Ancora, nel ricordare «le battaglie contro le leggi che
offendevano la magistratura ». Quelle di Berlusconi ovviamente. Ma
questo non basta a tranquillizzare i magistrati, preoccupati che il Csm
possa diventare, come dice una toga, «il tribunale speciale di Renzi
contro i pm e i giudici». Non c’è mai stata una luna di miele col
premier, ma la giornata dello scontro su Fanfani rischia di restare alla
storia del Csm come quella del tentato assalto bloccato.
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Legnini
dice all’ex sindaco di Arezzo: “Hai sbagliato, questa tua richiesta è
pazzesca” Il procuratore Spataro difende “l’altissima professionalità
dei magistrati di Lodi”