giovedì 5 maggio 2016

Repubblica 5.5.16
Heinz-Christian Strache.
Parla il leader del partito della destra austriaco, favorito al ballottaggio delle presidenziali: “La Turchia non è Europa, bloccheremo il suo ingresso”
“Vogliamo un Tirolo di nuovo unito Renzi e Merkel sono scafisti di Stato”
intervista di Tonia Mastrobuoni

VIENNA. Heinz-Christian Strache è da dieci anni l’uomo forte della destra austriaca. Delfino, poi rivale, infine erede di Joerg Haider, guida la FPÖ con campagne elettorali aggressive contro i profughi, «l’eurocrazia» e l’Islam. A giudicare dal boom alle comunali di Vienna dello scorso ottobre e dal risultato ben oltre le attese incassato già al primo turno delle presidenziali, quella dei Freiheitlichen sembra un’ascesa irresistibile. Il suo candidato alla Hofburg, Norbert Hofer, potrebbe diventare il prossimo presidente della Repubblica, tra meno di tre settimane. E in quest’intervista esclusiva, registrata nel suo ufficio accanto a Parlamento, Strache spiega cosa intende il suo candidato, quando promette che estenderà al massimo i poteri che la costituzione assegna al ruolo del Presidente. Anzitutto, bloccherà l’ingresso della Turchia nell’Ue. Inoltre, il capo della destra austriaca minaccia anche di riaprire una vecchia, dolorosa ferita con l’Italia. Quella del Tirolo.
Strache, come si spiega il risultato oltre le attese del primo turno delle presidenziali?
«Nei sondaggi siamo al 35% già da mesi. Ma ha ragione: quello del primo turno è stato un risultato straordinario, storico. Siamo alla svolta, a una nuova era politica. Questo sistema incrostato, dominato da due partiti (popolari e socialdemocratici, ndr) è finito. Molto lo dobbiamo alla straordinaria personalità del nostro candidato, Norbert Hofer. Che ha già chiarito che interpreterà il suo ruolo in modo estensivo, per trasformare l’Austria in una democrazia diretta, governata anche attraverso i referendum, come in Svizzera. Non vogliamo più trattative segrete sul Ttip e altri dossier. Il popolo deve avere l’ultima parola».
E su cosa chiederete un referendum?
«Vogliamo fare in modo che bastino 100mila firme per indire un referendum. Hofer sarà il protettore degli interessi del popolo austriaco. La Turchia, per esempio, non è Europa. Né geograficamente, né culturalmente, né storicamente. Non può essere che politici europei prendano decisioni sopra le teste dei cittadini, che ci portino verso un’Unione Euro-asiatica. Hofer, da presidente, non sottoscriverà mai una cosa del genere. Insisterà su un referendum, altrimenti non firmerà l’ingresso della Turchia nell’Ue. E dai sondaggi sappiamo che l’85% degli austriaci sono contrari».
Chiederete anche un referendum sul Ttip?
«Certo. E sull’abolizione dei contanti».
Però i numeri dell’accordo Ue-Turchia sembrano
dare ragione a chi dice che, almeno su quella tratta, i flussi stanno calando.
«La mafia albanese si sta già organizzando per deviare i flussi verso l’Italia. Ecco perché bisogna rafforzare Frontex».
Le frontiere dell’Italia e della Grecia sono il mare. Giusto abbandonarle al loro destino, come fate voi austriaci?
«No, bisogna aiutare questi Paesi a difendere le frontiere esterne dell’Ue. Ma la volontà dell’Ue non c’è. I greci spendono cifre esorbitanti per le armi, perché non per i confini? Milioni di persone aspettano in Africa di arrivare in Europa, se si mandassero indietro sarebbe un deterrente per chi vuole partire. Perché non si fa?».
Significherebbe violare qualsiasi trattato internazionale a protezione dei profughi. E intanto l’Austria, in violazione di regole comuni europee, vorrebbe chiudere il Brennero.
«È una soluzione di emergenza. Se non si proteggono adeguatamente i confini esterni, se in Italia continuate a far passare i migranti come se foste scafisti di Stato, non va bene. L’Austria si deve proteggere. Del resto, Matteo Renzi non fa che invitarli qui, no? Come Angela Merkel. E noi ci dobbiamo proteggere».
Forse Merkel e Renzi stanno lavorando a soluzioni europee, per le quali ci vuole tempo. Di recente, lei ha sostenuto che la Fpö è “il nuovo centro”. Com’è conciliabile con frasi come “l’Islam non è l’Austria” o con questi toni duri sulla migrazione? “Centro” non vuol dire moderazione?
«No, vuol dire rappresentare gli interessi della maggioranza dei cittadini. Che vuole tutt’altro rispetto a questo social-romanticismo della “politica del benvenuto”. Sui profughi ci hanno raccontato la favola che arrivavano chimici e fisici e poi non lo erano fatto, molti erano analfabeti. E ci sono terroristi che si mescolano tra loro, come dimostrano gli attentati in Europa».
Veramente i terroristi che hanno colpito in Europa sono cresciuti qui.
«Ecco, poi c’è il problema dell’integrazione. È chiaro che oltre una certa soglia, lo dicono molti studi, crolla la volontà di integrazione. L’Islam, poi, non è solo politica, è un sistema sociale, di diritto, inderogabile. Inconciliabile, con noi. Noi ci battiamo contro l’islamizzazione dell’Europa».
Di recente lei ha sostenuto che al Sud Tirolo dovrebbe essere lasciata la possibilità di ridiventare austriaco. E’ uno scherzo?
«Assolutamente no, io voglio rimarginare la ferita attuale, concedere al Tirolo la possibilità di tornare unito».
E come? Annettendolo all’Austria?
«No, dando la possibilità al Sud Tirolo di autodeterminarsi. Perché non può decidere se far parte dell’Italia o della Germania?».