Repubblica 28.5.16
Biblioteche, i vertici lasciano per protesta
di Francesco Erbani
Dimissioni per Solimine, Matthiae e per tutto il comitato. “Inutili 25 assunzioni in tutta Italia”
La coperta era troppo corta, si preannunciava da tempo, e qualcuno sarebbe rimasto al freddo. È successo ai bibliotecari, ai quali il concorso previsto dal ministero dei Beni culturali ha attribuito appena 25 dei 500 posti messi a bando per rimpolpare gli esangui ranghi del personale addetto alla tutela del nostro patrimonio. Immediate le conseguenze: Giovanni Solimine, bibliotecario e fra più accreditati studiosi dei sistemi bibliotecari, si è dimesso dal Consiglio superiore dei Beni culturali. E con lui hanno deciso di abbandonare anche i membri del comitato di settore delle biblioteche e degli istituti culturali, Il presidente Mauro Guerrini, il vicepresidente Luca Bellingeri, l’archeologo Paolo Matthiae e Gino Roncaglia.
Il terremoto sconvolge i piani del ministro Dario Franceschini il quale contava molto sull’effetto che le 500 assunzioni avrebbero prodotto sulle malmesse forze del suo ministero. Effetti più psicologici che reali, in realtà. Basta scorrere le cifre che Solimine evidenzia nella lettera di dimissioni e che, pur riferendosi ai bibliotecari, possono estendersi, sebbene meno allarmanti, a tutti i beni culturali. Solo il 2,7 del personale ha un’età inferiore ai 50 anni, mentre il 63 per cento supera i 60. E questi ultimi andranno in pensione entro i prossimi 5 anni. Nel solo 2016 lasceranno il servizio in 37, un numero superiore ai 25 che invece entreranno, ma non prima del 2017. E che rappresenteranno una goccia nel mare.
Solimine non trascura di apprezzare l’aumento degli stanziamenti per le biblioteche, aumento il cui merito attribuisce al ministro, ma lamenta la netta sproporzione fra l’attenzione dedicata ai musei — il riferimento è evidentemente a quelli resi autonomi — e quella prestata a un settore vitale del patrimonio italiano, quello librario, che annovera repertori pregiatissimi, come le due biblioteche nazionali centrali di Roma e di Firenze o la Marciana di Venezia — solo per citarne alcune. Senza personale anche i soldi servono a poco. Solimine contesta anche l’annessione di alcune biblioteche ai poli museali o ai musei autonomi.
Il bando prevede di assegnare 95 posti agli archivisti, 130 agli architetti, 40 agli storici dell’arte, 90 agli archeologi, 80 ai restauratori, 10 agli antropologi e 30 ad addetti alla promozione e alla comunicazione (5 in più, si fa notare polemicamente). Molti concentrati nel Lazio. Pochi nelle regioni meridionali. La distribuzione sembra aderisca a una pianta organica molto scompensata redatta l’agosto scorso.
Contro il bando si mobilitano anche gli archeologi, che contestano i requisiti richiesti ai candidati (penalizzerebbero i più esperti) e annunciano impugnazioni. Dal canto loro, protestano le associazioni di tutela. E molte critiche raccolgono le ipotesi di formazione delle commissioni.
Un pasticcio. Come reagisce il ministero? Franceschini difende «l’unica scelta possibile», sostenendo che «la distribuzione dei 500 posti tra i 9 profili contemplati dalla legge» è stata compiuta in modo proporzionato. È la prima volta che si assume dopo vent’anni, insiste il ministro, che lascia poi aperta la possibilità che per i bibliotecari le assunzioni crescano «fino a 50». Ma la coperta corta è e corta resta.