sabato 28 maggio 2016

Repubblica 28.5.16
Scuola, i presidi contro il maxi-ponte
Da Milano a Roma, protesta contro la chiusura dal 2 al 7 giugno: stop ai seggi negli istituti
di Ilaria Venturi

È UN loro cavallo di battaglia, ci provò senza riuscirci anche l’allora ministro Luigi Berlinguer che promise: «Usiamo le caserme e gli uffici postali per votare ». Ed ora, in vista del maxi-ponte elettorale a giugno, i presidi tornano ad alzare la voce: «Basta usare le scuole per le elezioni».
L’effetto delle amministrative — che coinvolgono 1.351 Comuni tra cui grandi città come Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino — porterà ad una lunga pausa, dalla festa della Repubblica, 2 giugno, al 7 giugno, che innervosisce i professori, mette in difficoltà le famiglie e danneggia gli studenti appesi all’ultimo recupero. Lezioni sospese per elezioni in migliaia di scuole. Dopo il lunedì del referendum sulle trivelle, il maggio di gite e due scioperi della scuola, le ultime prove del Concorsone degli insegnanti fissate lunedì e martedì, il calendario scolastico subisce un altro scossone. Il rush finale tra i banchi si trasforma in un percorso ad ostacoli, con l’onda lunga sugli esami estivi dei ballottaggi che cascano a cavallo tra la prova di terza media e la Maturità. Per questo il ministero è corso ai ripari annunciando ieri che lo scritto Invalsi per le medie, previsto a livello nazionale il 17 giugno, è stato anticipato al 16, vista la coincidenza con eventuali sfide a due tra sindaci.
«Un disastro», tuonano i presidi degli istituti romani, che riavranno le aule un giorno prima dell’ultima campanella l’8 giugno. Così in Lombardia, Campania, Veneto, Puglia. «Le chiusure per gli appuntamenti elettorali negano agli studenti il diritto all’istruzione» protestano i dirigenti scolastici a Napoli. Ci sono istituti a Milano dove c’è chi deve rientrare per un solo giorno, col disappunto delle maestre: «Gli ultimi giorni sono importanti per i bambini, così non viene rispettato il nostro lavoro ». Gli studenti dell’Emilia Romagna, dove la scuola finisce il 6 giugno, guadagnano tre giorni di vacanza causa urne. «Sia chiaro: le scuole sono un presidio della democrazia. Ma non è giusto, per garantire il sacrosanto diritto al voto, portare via il tempo all’insegnamento — afferma Lamberto Montanari, presidente dell’Associazione presidi dell’Emilia Romagna — Siamo stanchi: tutti straparlano di scuola, poi siamo considerati solo un contenitore». A Torino, ci sono istituti che hanno posticipato di un giorno la fine della scuola, per recuperare i giorni perduti, altri che hanno richiamato gli alunni in classe il venerdì del Ponte della Repubblica.