Repubblica 28.5.16
Renzi: “L’Italicum non si tocca più” Cuperlo: “Cambierà”
Nuovo scontro tra il premier e la minoranza dem Alfano avverte: dopo il referendum serve un tagliando
di Silvio Buzzanca
ROMA. L’Italicum non si tocca e non ci sono legami fra la legge elettorale e le riforme costituzionali. Matteo Renzi dal Giappone respinge al mittente la richiesta della minoranza del Pd di rimettere mano al sistema di voto.
Una chiusura netta, senza appello. «L’Italicum non si discute, dà la certezza a chi arriva primo di governare. E’ una legge molto semplice che dice che chi vince le elezioni può governare, è fondamentale nel rapporto tra politici e persone. Ed elimina il rischio degli inciuci permanenti », dice Renzi alla fine del G7 giapponese.Qui, spiega, abbiamo discusso di cose grandi e la polemica della minoranza, invece « è segno dell’autoreferenzialità della classe politica che lascia perplessi». Una stoccata a Bersani, Cuperlo e Speranza.
Renzi non si capacita delle polemiche romane. E non vede il nesso fra Italicum e riforme. «Non può esservi nessun collegamento tra la legge elettorale e il voto sulle riforme. - dice - Per essere molto chiari chi vuole votare no, voti no. Io non so come possa fare a votare no uno che in Parlamento ha votato sei volte sì. Ma in ogni caso il punto che voglio dire con molta chiarezza è che il voto, sì o no, dipende dal contenuto delle riforme e non dalla legge elettorale». E si tratta, aggiunge Maria Elena Boschi, «dell’ultima chiamata per il Paese». Infine il premier assicura che la legge sull’elezione dei senatori si farà in Parlamento dopo il sì alla riforma.
Le parole del premier rimbalzano subito in Italia e il primo a reagire è Roberto Speranza: «È un errore chiudere sulle modifiche all’Italicum», replica il leader della minoranza. «Legge elettorale e riforma costituzionale - sottolinea l’ex capogruppo Pd - sono connesse. Un’apertura sulla legge elettorale consentirebbe di rispondere efficacemente a tante legittime preoccupazioni » Poco dopo interviene anche Gianni Cuperlo, dispiaciuto che il premier faccia polemiche anche dal Giappone. Ma, replica l’ex presidente del Pd «a urne amministrative chiuse su referendum e legge elettorale il dibattito va riaperto».
Dunque acque sempre agitate nel Pd. Ma ieri a Renzi è arrivato anche un avvertimento da Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno, e leader di Ncd, infatti dice: «Dopo il referendum di ottobre, arrivati a quel bivio ci riuniremo e decideremo. Riterrò una missione compiuta la vittoria del sì e poi valuteremo e decideremo come proseguire”, ma “dovremo fare un bel tagliando, e non lo dico a Renzi o al governo, ma a noi stessi».
Speranza quando parla delle preoccupazione sulla riforma evoca anche il parere di autorevoli costituzionalisti. E ieri Alessandro Pace, presidente del Comitato per il no ha lanciato l’allarme sulla violazione dei diritti delle opposizioni nella contesa referendaria. Pace spiega che non ha mai aderito alla tesi della “torsione autoritaria” insita nella riforma Boschi. Ma, aggiunge che «il comportamento attuale sia di Renzi che della ministra Boschi e il comportamento della Rai e della stampa compiacente, di chiusura totale nei confronti dei sostenitori del no, inverano, anche grazie all’Italicum, l’interpretazione limitativa dei diritti delle opposizioni». Un’interpretazione, spiega ancora Pace, «che verrebbe data alla riforma Boschi, qualora nel referendum costituzionale del prossimo ottobre dovessero prevalere i sì».
Anche per questo Pace ha scritto alle tv e al presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani per chiedere che, ancor prima che scatti la par condicio, venga assicurata «parità di accesso ai mezzi di comunicazione ». L’Agcom ha risposto che, alla luce delle leggi, vigilerà sul «rispetto delle condizioni di parità» fra il si e il no.