Repubblica 22.5.16
L’Austria al voto con l’incubo destra
Ultradestra favorita. Controlli al Brennero scontro con l’Italia
Oggi le presidenziali, Hofer avanti nei sondaggi Vienna: stranieri in aumento, schieriamo 80 agenti
di Tonia Mastrobuoni
VIENNA.
È dal 2000 che l’Austria non attirava tanta attenzione su di sé, da
quando Jörg Haider andò al governo col cancelliere Schüssel, e l’Europa
la sanzionò. E per rintracciare un’elezione del presidente della
Repubblica che abbia fatto altrettanto rumore, bisogna andare indietro
persino di 30 anni, quando Kurt Waldheim, uomo dall’oscuro passato
nazista, divenne capo dello Stato.
Oggi quasi sei milioni e mezzo
di austriaci sceglieranno il loro presidente della Repubblica tra due
candidati anomali, Norbert Hofer, uomo dei Freiheitlichen, dei “nipotini
di Haider” come vengono definiti in maniera un po’ sbrigativa, e
l’indipendente Alexander Van der Bellen, ex leader dei Verdi, appoggiato
dai partiti tradizionali. Per la prima volta nella storia del
dopoguerra, i due candidati delle Volksparteien, popolari e
socialdemocratici, non sono riusciti a neanche a passare il primo turno.
E dopo mesi di inutile rincorsa della destra, il loro governo ha
tentato ieri nuovamente di mostrare la faccia feroce per conquistare due
voti in più. E ha annunciato, su pressione del Tirolo, che da martedì
manderà 80 poliziotti al Brennero. «L’Italia non ha mantenuto le
promesse – ha detto Guenther Platter, governatore del Tirolo -. Ci ha
promesso più volte di voler attivare controlli rigidi nei treni e anche
nella zona di confine. Ora sempre più spesso vengono osservati gruppi di
profughi che raggiungono l’Austria a piedi. Tanto da farci chiedere se
le rassicurazioni del ministro dell’Interno Alfano non siano state una
manovra ingannevole, per evitare i controlli ventilati dall’Austria».
Parole dure a cui l’Italia ha replicato con il sottosegretario con
delega all’immigrazione Domenico Manzione: «Abbiamo grande rispetto per
le campagne elettorali degli altri Paesi, ma abbiamo soprattutto grande
rispetto per la verità: le dichiarazioni del governatore Platter non
trovano conforto nei dati e spiace che vengano da un’autorità che ha
concordato con noi la strategia di intervento».
I candidati delle
presidenziali, in un clima incandescente, dominato dal tema dei
profughi, si sono anche occupati del loro futuro ruolo, se vincessero la
sfida di oggi. Van der Bellen ha dichiarato che mai accetterebbe di far
giurare come cancelliere il capo della FPÖ, Heinz-Christian Strache. E
Hofer ha minacciato di incalzare il governo attuale di Grande coalizione
sulle questioni dei profughi e delle tasse e di mandarlo a casa, se
dovesse ritenere le risposte insoddisfacenti. In teoria, il presidente
della Repubblica austriaco «è più potente di quello francese», spiega il
costituzionalista Stefano Ceccanti. E gli stessi manuali di diritto
costituzionale definiscono quella austriaca «una repubblica parlamentare
con i tratti di una repubblica presidenziale». Il Capo dello Stato, in
virtù di una costituzione scritta nel 1929, frutto di un compromesso tra
la destra e i socialdemocratici e ricalcata su quella della Repubblica
di Weimar, ha ampi poteri. Finora, i presidenti della Repubblica non li
hanno mai usati, interpretando il loro ruolo in senso restrittivo, come
un ruolo di rappresentanza, somigliando insomma a quelli italiani o
tedeschi. Ma le cose potrebbero cambiare.
L’articolo 70 della
Costituzione riconosce il potere al Capo dello Stato di mandare a casa
sia il cancelliere, sia il governo. Una prospettiva che mette qualche
brivido. Ma, raggiunto al telefono, Wilhelm Brauneder, costituzionalista
vicino alla FPÖ, fa riflettere sul fatto che «la nostra Carta del ’29
fu votata dai socialdemocratici perché al Parlamento fu riconosciuta una
forte centralità»: se Hofer cacciasse il governo, quello nuovo dovrebbe
passare attraverso il voto di fiducia. E il Parlamento attuale è a
maggioranza rosso-verde. In teoria, il presidente può anche sciogliere
il Parlamento e indire elezioni (articolo 29). Ma «sarebbe una forzatura
che Hofer non farà», scommette Brauneder.