Repubblica 1.5.16
Anna Rossi-Doria.
“È giusto che il
negazionismo sia punito come un reato”La storica interviene nel
dibattito sul provvedimento contro il quale si sono schierati quasi
tutti gli studiosi
intervista di Simonetta Fiori
ROMA.
«Credo di essere una tra le pochissime voci dissenzienti», dice Anna
Rossi-Doria, storica delle donne e del rapporto tra storia e memoria.
«Ci ho pensato molto perché non è stato facile prendere posizione su un
terreno così delicato. Ho anche firmato un appello contro la legge sul
negazionismo, ma in seguito ho cambiato idea». Una voce fuori dal coro
degli storici che continuano a manifestare contrarietà al provvedimento
discusso in questi giorni in Senato. E Carlo Giovanardi chiede che il
disegno di legge torni in commissione Giustizia.
Perché difende la necessità di una legge?
«Penso
che sia importante combattere questo fenomeno anche in tribunale. Non
mi convincono gli argomenti di chi oppone il principio della libertà di
opinione e di ricerca. Il negazionismo non è un’opinione, ma una forma
particolarmente virulenta ed efficace di propaganda antisemita. Prova ne
sia la centralità che assume l’antica idea del complotto ebraico:
contestare “la menzogna di Auschwitz” significa mettere a nudo
“l’egemonia sionista sul mondo”. Una propaganda politica, non certo una
corrente storiografica ».
Nessuno però tra gli storici contrari alla legge ha dubbi sulla natura ignobile del fenomeno.
«E
allora perché permettere che Internet sia piena di questa robaccia? E
inoltre in nome della libertà di opinione dovresti permettere che un
negazionista salga in cattedra a scuola o all’università. Lo dice molto
bene Tzvetan Todorov: anche la libertà deve avere dei limiti rispetto a
chi si prepara a sopprimere la libertà altrui. I negazionisti non fanno
altro che idoleggiare il nazismo».
I critici obiettano che la verità storica non si accerta in tribunale.
«Questo
è un argomento condivisibile, ma si aprono molte contraddizioni. Ad
esempio il più grande avversario dei negazionisti, Pierre Vidal-Naquet,
da un lato rifiutava di combattere il fenomeno per via giudiziaria,
dall’altra si rallegrava della sentenza che nel 2000 a Londra ha visto
perdente il negazionista David Irving: era stato Irving a intentare
causa contro Deborah Lipstadt, che l’aveva accusato di negare la verità
storica della Shoah. Vidal- Naquet giudicò quella sentenza “un’autentica
e gigantesca lezione di storia”».
Un’altra obiezione riguarda
l’efficacia della legge: nei paesi che l’hanno adottata la propaganda
antisemita non è stata fermata.
«Ma non mi illudo che una legge
possa risolvere immediatamente il problema. Però certifica un reato, può
sollecitare la presa di coscienza da parte dei più giovani. E come
tutte le leggi incide sul costume della collettività».
Un punto
discusso del nuovo dispositivo riguarda l’accostamento della Shoah ad
altri genocidi che però non vengono definiti. La formulazione è vaga, la
legge si riferisce genericamente a “crimini di guerra” e “crimini
contro l’umanità”.
«Questo mi lascia perplessa. Penso che la legge
dovrebbe punire solo il negazionismo della Shoah o forse anche di
crimini commessi dal nazismo. Inoltre è stato un giurista autorevole,
Carlo Federico Grosso, a spiegare che una dizione troppo ampia dei
crimini di cui si punisce la negazione demanderebbe al giudice
un’interpretazione ardua di cosa è crimine di guerra e cosa non lo è».
Ma una legge che punisce soltanto il negazionismo della Shoah non creerebbe una gerarchia tra le vittime dei vari genocidi?
«Sono
consapevole di questi rischi: la possibilità di cadere nella perversa
concorrenza tra le vittime, per cui ognuno vuole al propria legge
memoriale; e anche il rischio di alimentare i pregiudizi sul presunto
“privilegio” degli ebrei. In realtà la categoria di genocidio nasce
proprio dalla specificità della Shoah, che è diventata il simbolo del
male radicale. E la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, nata dalla
riflessione sull’Olocausto, segna il passaggio dalla specificità del
genocidio ebraico alla universalità del crimine contro l’umanità. Quindi
una legge che punisce solo il reato di chi nega la Shoah non è
particolare ma universale».
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Non mi convince chi parla di libertà di opinione e di ricerca Questa è propaganda antisemita