domenica 15 maggio 2016

Repubblica 15.5.16
Le manovre dei dem per recuperare l’elettorato più radicale
«Abbiamo una tradizione comune». Il ruolo di Zingaretti, Bray e Barca verso l’area di Sel
Ernesto Menicucci

ROMA «La ragioni della divisione per me erano inspiegabili prima e restano inspiegabili anche adesso. Spero che vengano superate». In attesa del responso definitivo del Consiglio di Stato e del possibile regolamento di conti a sinistra, Roberto Giachetti, candidato del Pd, lancia la sua «opa» sui voti di Stefano Fassina: «Mi dispiace per Stefano, spero di incontrarlo». Prove di alleanza? Magari ancora no, perché tutto è ancora «congelato». Ma Giachetti ci sta pensando: «Gli elettori di centrosinistra — dice — che hanno una storia e una tradizione comune in città si troveranno a scegliere tra me, la destra e la candidata di un movimento in confusione. Mi auguro una visione costruttiva».
Fassina, da parte sua, ha già detto «no». E gli altri «pezzi» di Sinistra italiana, in particolare il gruppo romano di Sel, non vogliono pensare ad accordi: «Fassina — dicono — non rappresenta più nessuno. La sfida tra noi e il Pd ce la giocheremo in VIII Municipio». L’unico nel quale è in corsa un esponente di Sel, territorio ribattezzato la «nuova Mompracem» della sinistra.
Ma, adesso, il dialogo si aprirà, anche con dei possibili «pontieri»: uno di questi è il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che in passato si è speso molto per l’unità del centrosinistra. Poi ci sono i tre «saggi» voluti da Giachetti: Massimo Bray, Walter Tocci e Fabrizio Barca. Altro terreno, la giunta: Giachetti annuncerà i nomi il 21 maggio e nella squadra potrebbe inserire figure che «parlino» a quell’elettorato. Un ruolo potrebbero giocarlo anche i Radicali: «Non c’è niente che m’irriti di più di chi non vota e di chi li invita a non andare a votare», dice Emma Bonino. Giorgia Meloni e Alfio Marchini, gli avversari che con Giachetti si giocano il ballottaggio, sono in fibrillazione: se Giachetti prende i voti di Fassina, il secondo posto è quasi suo. Tanto che la leader di FdI si rivolge ad Alfano: «Nel decreto di lunedì (per sancire che si voterà anche il 6 giugno, ndr) riapra i termini per presentare le liste». Un assist insperato, da destra, per Fassina.